Bite The Bullet Night @Vecchio Son – report e foto
Metal, Punks e Rock’N’Roll
In questo periodo, a Bologna fa freddo. Io detesto il freddo. In più, ho pochissime ore di sonno sul groppone. Passo a prendere qualche birra. Il miraggio di un piatto caldo ridona wattaggio alle mie batterie, e di colpo riprendo a connettere. Stasera si va al Vecchio Son! Dai, birretta e poi si parte. Le strade ingrigiscono e si mimetizzano l’una con l’altra. Un piccolo spiraglio, un parcheggio, ci siamo. Il Vecchio Son ci accoglie come solo l’underground sa fare, un abbraccio che ci sottrae all’umidità e alle goccioline di nebbia che mi si incastrano negli occhiali. Una serie di corridoi e stanze dal soffitto proibitivo per chiunque sia più alto della media. Mura umide e tatuate da graffiti e manifesti, corridoi illuminati flebilmente che a tratti sembrano uscite da una sceneggiatura di John Carpenter.
Prima dell’inizio delle ostilità, si tiene la presentazione di un libro, L’Asfalto Sulla Pelle di Gennaro Shamano. Narra storie e situazioni della grande stagione delle occupazioni negli anni ’90, di frustrazione, droga, autogestione. Parla di strade, della vita negli squat e delle frizioni con tutto il resto del mondo. Non diluisce i concetti. Non se ne cura, li serve freddi, e come una nonna sta in piedi a fissarti finché non hai pulito il piatto, guardandoti dritto negli occhi. La crudezza dei racconti e dell’esposizione ben si sposa con ciò che sta per avvenire, visto che immediatamente dopo aver rimosso le sedie veniamo investiti dal clangore degli Overcharge. Corde unte di sudore e olio per motori ci sferzano il volto, carburate da una sezione ritmica ossessiva, martellante; veniamo scaraventati in un vortice di visoni post apocalittiche, acciaio e lamiere, polvere e acre odore di benzina. Ancora storditi, come da un cocktail fatto male, ecco che arriva il secondo giro. I Radsters! Uno squadrone della morte armato di Speedrock, che ci sbatte arrogantemente in faccia il nuovo materiale del loro ultimissimo disco Faster Than Police. Pentatoniche moltiplicate a velocità irragionevoli e canzoni anfetaminiche, urlate in faccia fino a quando reggono i polmoni. Fortunatamente l’edificio risulta solido, perché i Radsters hanno seriamente rischiato di raderlo al suolo, alzando vertiginosamente la temperatura. È la volta dei Motron, che stasera presentano il loro nuovo album Who’ll Stop The Rain. Quello che in gergo si definirebbe un super gruppo, in quanto consta di membri provenienti da altrettanti nomi illustri del panorama underground – Campus Sterminii, Miseria, Pioggia Nera e altri – che propongono un monolitico crust/d-beat, cupo e gutturale. Incapace di pietà come un superpredatore, il vecchio son è inclemente, non ha ancora finito con noi, complici le innumerevoli birre e un non precisato numero di Borghetti.
A chiudere la serata, vengono chiamati in causa i Just War, da Praga. Per loro dev’essere come andare in vacanza al mare, visto che sfoggiano i vestiti che noi metteremmo in agosto. Loro ci saltano alla gola armati di un d-beat pesantemente contaminato dalle sonorità NWOBHM e rock’n’roll, un po’ come se gli Anti Cimex più maturi si intrippassero ad ascoltare Tank ed Angel Witch. La mia testa e le mie orecchie sono sazie, pur galleggiando nell’agognato ed autoindotto stordimento. Abbiamo addosso l’odore di decine di persone, gli abiti puzzano di fumo, le scarpe sono appiccicose. Tossisco più del solito, sputo qualcosa che ha le sembianze di un quadrato di gorgonzola. Niente notturno, arriviamo a casa a piedi, dando il cambio al mattino che avanza. Passiamo nei pressi della nuova sede di XM24, e non posso fare a meno di ripensare a quanti gruppi ci ho visto, là, in via Fioravanti. Un’ occhiata barcollante e la speranza che questa nuova occupazione sia ancora lì, quando tornerò. Mentre il sacco a pelo contribuisce a sottrarmi all’ipotermia, è un po’ come se tornassi bambino, e per un attimo mi viene da esprimere un desiderio: mi piacerebbe, domani, svegliarmi e rifare tutto. Tutto daccapo.
Live report di Rash
Foto di Zoe – Radio Punk
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