Festival Alta Felicità 2018: Un altro mondo è possibile!

Mettetevi comodi perché sto per raccontarvi la mia avventura al Festival Alta Felicità, e per un evento così importante e ricco di artisti sarebbe pressoché impossibile non dilungarsi. Pronti?
Ha luogo per il terzo anno consecutivo a Venaus in Piemonte il festival organizzato dal collettivo No Tav, che si batte da anni contro la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, un’opera imponente e costosa che avrebbe un grosso impatto negativo sul territorio. Il festival, che propone eventi musicali ma anche dibattiti ed escursioni, vuole dimostrare che è possibile vivere quella meravigliosa area naturale con un momento di aggregazione nel rispetto dell’ambiente, lontano dalle logiche del consumismo e dello sfruttamento della Natura.
L’evento si svolge su quattro giorni, dal 26 al 29 luglio, ma io causa impegni lavorativi riesco a partecipare solo agli ultimi due, sabato e domenica. Vi racconterò un po’ del festival in generale, e per quanto riguarda i concerti, vista la presenza di numerosissimi artisti di generi molto diversi tra loro, sceglierò quelli che più rientrano nelle mie corde, sperando che i miei gusti coincidano il più possibile con i vostri.

Sabato 28
Arrivo in macchina fino a Susa dove, giustamente e coerentemente con i princìpi del festival, vanno lasciate le auto nei due enormi parcheggi a disposizione. Da lì, dei bus navetta (in continuo andirivieni dal mattino fino a notte) ci trasporteranno a Venaus. La prima cosa che balza agli occhi una volta discesi dalla navetta è l’enorme distesa di tende. E’ infatti possibile soggiornare in campeggio gratuito, fornito di bagni e docce, sempre nel rispetto dell’ambiente. C’è poi la zona degli stand, con numerosissimi punti di ristorazione per tutti i gusti (è presente anche uno stand vegano, ad esempio), abbeveraggio, punti informativi, libri, etc. Ai concerti è invece destinata una vera e propria arena con un grande palco.
Tra i concerti della giornata di sabato scelgo di raccontarvi quello dell’artista che mi ha messo il desiderio irrefrenabile di partecipare al festival, essendo (credo) la prima volta che si esibisce nel nostro Paese e io dopo averlo tanto ascoltato avevo una gran voglia di vederlo dal vivo. Si chiama HK (si pronuncia alla francese “hache ka”, non “acca cappa” come è stato annunciato) e viene dalla Francia. Che genere fa? Uhm… prendete la musica tradizionale francese, mescolatela a quella mediterranea delle sue origini algerine, aggiungete un po’ di rap, di reggae, e dei testi poeticissimi ricchi di contenuti politici e sociali, e più o meno vi sarete fatti un’idea (ma comunque vi consiglio di ascoltarlo se non lo conoscete). In questa occasione si presenta con una formazione ridottissima, voce, batteria e fisarmonica. Cerca di spiegare in italiano il contenuto dei pezzi che esegue, come ad esempio “Refugee” (I’m a refugee, recita la scritta sulla maglietta che indossa) e “Citoyen du monde”, di cui traduce il ritornello in italiano (“cittadino del mondo, partigiano di un mondo senza frontiere”). Canta, e incanta, con un’intensità straordinaria, fino alla chiusura con “On lâche rien”, che è diventato un vero e proprio inno durante le manifestazioni in Francia. La mezz’ora che ha a disposizione è davvero troppo poco, infatti mi ripropongo di rivederlo in un concerto completo. Fate tornare in Italia questo artista meraviglioso, o mi toccherà andarlo a sentire in Francia, mio Paese preferito per le trasferte musicali!

Domenica 29
La giornata si apre con una grossa delusione, l’annuncio che i Talco non parteciperanno per motivi di salute del cantante. Ma il popolo dello ska si consola con due gruppi storici del panorama nostrano, Vallanzaska e Persiana Jones. Pur essendo stati messi in scaletta quasi all’inizio e quindi ancora con la luce del giorno, riescono a riempire l’arena all’istante. E come prevedibile parte il pogo scatenato. Chiusura in grande stile per entrambe le band con i loro pezzi più conosciuti, rispettivamente “Cheope” e “Tremarella”.
Altra esibizione degna di essere raccontata è quella dei canadesi The Real McKenzies. Non credo abbiano bisogno di presentazioni. Celtic punk, kilt, e la cornamusa che battaglia egregiamente con batteria e chitarre tiratissime. Rozzi e tosti al punto giusto, dedicano dei “fuck” un po’ a tutti, compresi se stessi (chiudono infatti col pezzo “Fuck the Real McKenzies”), e naturalmente al treno dell’alta velocità. Arena in delirio.

E ora, come nella migliore tradizione di Radio Punk, la mia top e flop.

Top 3
1. L’organizzazione. La “ciurma” era composta da 200 volontari provenienti da tutta Italia e anche da Francia e Spagna. Ci hanno coccolati con ottimo cibo, ottime bevande, e si sono occupati con grande cura di ogni aspetto del festival, dal coordinamento delle navette a tutti gli aspetti tecnici che un evento del genere comporta. Hanno messo su un festival che fa invidia alla maggior parte degli eventi commerciali. Enormi!
2. Il rispetto. Merito forse del circolo virtuoso che si innesca in situazioni del genere, sono rimasta piacevolmente colpita dal comportamento rispettoso di tutti i festivalieri. In attesa della navetta nessuno ha cercato di fare il furbo per saltare la coda. Tutti erano molto attenti a non sporcare e avevano un atteggiamento cordiale e amichevole con chiunque. Il mondo che vorrei, davvero.
3. L’assenza di “divise”. Dell’aspetto sicurezza si occupavano volontari, Croce Rossa e Protezione Civile. Come sottolineato da uno degli organizzatori dal palco, “non ci sono divise perché ci fidiamo di voi”. Fiducia ben riposta, infatti non è successo nulla di spiacevole. A dimostrazione che il buonsenso funziona molto meglio dell’autorità.

Flop 3 (ma in realtà sono opinioni personali non necessariamente condivisibili)
1. I Pop X. Non li avevo mai sentiti nominare (e vivevo nella beata ignoranza) ma a quanto pare sono molto osannati soprattutto dai più giovani. Credo di non aver mai sentito da un palco niente di più sgradevole per le mie orecchie. Mi hanno fatto addirittura rimpiangere la tristezza a palate de Le luci della centrale elettrica, che si erano esibiti poco prima. Per dire.
2. Troppi artisti. Il che si traduce in troppo poco tempo per ciascuna esibizione. Avrei preferito meno artisti ma con almeno un’ora a disposizione per ciascuno.
3. Boh, il terzo flop non ce l’ho. Potrei dire le lunghe code per mangiare, bere e andare in bagno, ma è normale in un evento di queste proporzioni.

Se siete arrivati a leggere fin qui vi ringrazio per la pazienza, e vi invito a sostenere queste persone che lottano per una giusta causa. Forza No Tav e fuck the train, per dirla col buon McKenzie.

Live report e foto gallery di Elvira Cuomo

Gallery 1 (HK) –>https://www.facebook.com/elvira.cuomo.31/media_set?set=a.10216800742441531.1073741858.1552331202&type=3
Gallery 2: (Persiana Jones – Vallanzaska – The Real McKenzies) —> https://www.facebook.com/elvira.cuomo.31/media_set?set=a.10216800726001120.1073741857.1552331202&type=3
Gallery 3: https://www.facebook.com/elvira.cuomo.31/media_set?set=a.10216800335191350.1073741856.1552331202&type=3