Immagini dello Striscione Ex caserma Sani

Ex Caserma Sani: una sfida contro il Nulla che avanza

Una testimonianza diretta che vuole invitare alla riflessione sul perché dell’esigenza di un progetto di democrazia dal basso come quello della Ex Caserma Sani

Quando ho ricevuto la proposta del buon Tommy di Radio Punk di partecipare alla loro call ammetto di non aver dovuto riflettere più di tanto per trovare l‘argomento giusto.

Ho agito d’istinto e ripensando agli ultimi 4/5 mesi trascorsi qui a Bologna un nome ricorreva continuamente nei miei pensieri ed era quello dell’Ex Caserma Sani.

Sicuramente molti di voi sapranno benissimo di cosa sto parlando ed in tanti avranno avuto modo di frequentare questo posto nel purtroppo breve periodo della sua esistenza.

Così a distanza di oltre due mesi dallo sgombero, voluto dalle ruspe sempre più distruttive di amministrazione comunale e chissà quali altri loschi poteri, mi sembrava giusto porvi alcuni spunti di riflessione su quelle che sono state le mie sensazioni all’interno di quel determinato percorso.

Scrivendo queste parole non posso negare di essere pervaso da una miriade di sensazioni diverse.

Da un lato prevale la forte emozione pensando a tutti i momenti di condivisione di intenti ed ideali trascorsi con tanti vecchi e nuovi amici.

Dall’altro invece si sente tanto anche lo sconforto legato soprattutto alla fine di quel bellissimo sogno. Ma andiamo con ordine.

Successivamente allo sgombero di Xm24 e dopo inutili trattative con i palazzi del potere, verso la metà dello scorso Novembre numerosi ragazzi e ragazze decidono di far rinascere un luogo da troppo tempo dimenticato nell’oblio come l’ex Caserma Sani dandole nuova vita grazie ad un progetto di riqualificazione urbana che prevedeva il ripristino dello stabile con l’intento poi di renderlo fruibile a tutti i cittadini.

Parte così un progetto dalle proporzioni mastodontiche, probabilmente uno dei maggiori visti nel nostro paese ultimamente, ed in assoluta controtendenza con il trend attuale italiano sempre più schiavo di sgomberi, denunce e repressioni.

Il nulla però non si combatte rimanendo immobili perciò una volta preso possesso dello stabile, una moltitudine di forze si attiva ben presto per gettare le basi di questo nuovo laboratorio di democrazia popolare.

Ricordo bene il giorno della prima assemblea ed ho ancora i brividi credetemi. Oramai ho quasi 34 anni, ne ho passati circa 20 all’interno di un determinato tipo di mondo fatto di TAZ, squat, centri sociali e ve lo dico sinceramente anche con un po di amaro in bocca: non mi emozionavo così tanto per una situazione del genere da oltre un lustro.

E sapete perchè??

Perchè all’interno di quella assemblea, così come di molte altre a cui ho avuto il piacere e la fortuna di partecipare durante quei giorni, si respirava davvero un’atmosfera magica e lontana dal tempo.

Un’atmosfera piena di sogni, di speranze e di voglia di cambiare le cose.

Fotografia di Michele Lapini Ph

Partendo dal basso e dalla gente troppo spesso messa in un angolo da una società che ci vuole sempre più omologati e servi del capitalismo.

Ma per nostra fortuna esiste ancora chi ha la voglia di alzarsi in piedi e combattere questa forma di apatia contemporanea che vede sempre più l’essere umano ridotto a schiavo delle logiche di mercato e di uno stato assenteista ed oppressore.

Tutta quella gente era lì per questo motivo ed aveva ben chiare le proprie intenzioni.

Perciò in poco tempo tutte queste energie si sono convogliate dapprima nella messa in sicurezza del posto, lasciato marcire da chi invece dovrebbe tutelare certi spazi, e successivamente nell’attivazione di diverse attività e laboratori.

Un vero e proprio fermento contro culturale fatto di dibattiti, laboratori, incontri e semplici momenti di convivialità.
Due mesi intensi in cui sembrava davvero di aver creato qualcosa di importante e che avrebbe intanto contribuito a cambiare  il contesto sociale di un quartiere, quello della Bolognina, ormai orfano da tempo di uno spazio di aggregazione popolare.

Ma inoltre sono sicuro che con il passare dei mesi ed andando avanti con tutti i programmi idealizzati, l’Ex Caserma Sani avrebbe direttamente ed indirettamente fornito nuova linfa vitale a nuove forme di autorganizzazione popolare anche al di fuori del circuito locale e cittadino.

I sogni purtroppo si sa, spesso non sono destinati a durare troppo.

Soprattutto poi se sono legati ad un contesto che viene continuamente ed ingiustamente criminalizzato e represso come quello di cui stiamo parlando.

Perciò quello che si temeva potesse succedere è accaduto e le sopracitate ruspe governative verso metà Gennaio sono arrivate a distruggere almeno per ora quel fantastico progetto.

In fondo c’è poco da meravigliarsi sull’esito degli eventi, storicamente chi detiene il potere ha sempre avuto paura delle forme di autorganizzazione popolare e sempre così sarà.

Ma se la repressione è sempre stata la caratteristica principale di questi sistemi di controllo, la tenacia e l’intraprendenza rappresentano invece le peculiarità fondamentali di tutto quell’universo legato alla Ex Caserma Sani ed in generale di tutto il mondo legato agli spazi sociali.

Perciò io sono sicuro che ben più di un seme sia stato gettato in quei due mesi e presto crescerà forte e rigoglioso nelle strade di questa città così come mi auguro fiorisca anche in altre realtà italiane.

L’auto organizzazione popolare, il concetto di democrazia dal basso e la riapertura degli spazi sociali dovranno diventare i cardini e le fondamenta di un nuovo concetto di società da ricostruire a partire da adesso.

A maggior ragione poi riflettendo sugli ultimi eventi storici a cui stiamo assistendo  dove è chiaramente lampante la crisi di un determinato tipo di sistema improntato principalmente su capitalismo e neo liberismo, in ragione per cui l’esempio della Ex Caserma Sani deve essere per motivi di forza e sopravvivenza l’unica risposta possibile ed immaginabile ad un futuro migliore.

Ema di Refuse Resist