Grandine HC Punk Fest – report e foto

“Il punk-rock è bello, ma anche Satana è bello.”

Eccoci finalmente al mio primo concerto in lista del 2020, il Grandine HC Punk Fest, giusto per iniziare l’anno con il botto proprio. 
La serata, con PDD, Red Car Burns, Rejekts, Walk into the Storm, My Own Voice, minoranza di uno e 217  in scaletta, ha luogo al CSA Baraonda di Segrate, spazio autogestito ormai da oltre 20 anni, ed è organizzata da quei bravi ragazzi di NoReason Booking/Records, label fondata nel 2006 nei pressi di Lodi.

Nonostante la nebbia opprimente alla Silent Hill, che ci ha accompagnati per tutto il tragitto, siamo arrivati al Baraonda in orario, forse fin troppo dato che non si muove nemmeno una foglia fuori dal centro. Qui a Milano è così, ti può capitare la serata con gli orari svizzeri, o quella che inizia ore dopo il previsto. Oggi è il caso della seconda opzione.
I concerti infatti iniziano alle 22.15 con i Red Car Burns (i PDD hanno paccato). Nonostante la gente sotto il palco sia veramente poca, la band lodigiana ormai sulla scena da oltre 15 anni attacca con il suo punk-rock energico, per essere precisi con la canzone Different Rules presente nello split con gli americani Dead Bars. Quasi fosse un inno, questa canzone dovrebbe regalare un sing along prepotente, che purtroppo non arriva… Si va avanti con brani come Summer, Devil is in the room, Changes, per poi concludere con Ulysses. Si sarebbero meritati una risposta più calorosa dal misero pubblico presente, devo ammettere che nemmeno io li conoscevo ma le loro melodie a tratti macchiate di un raggioso pop-punk mi hanno conquistata. 

Passiamo ai Rejekts, band grindcore di Saronno di cui vi ho già parlato in un vecchio report. La mia idea su di loro rimane invariata, presenza scenica e sound letali. Vi consiglio di dare un ascolto al loro ultimo lavoro Triratna di cui trovate la nostra recensione qui. Anche con loro purtroppo il pubblico non si è animato… 

Altra novità per me sono stati i Walk into the Storm, band che oscilla tra basi metalcore e hardcore direttamente dalle Marche, fondata nel 2012. All’alba di mezzanotte finalmente sotto il palco si sta muovendo qualcosa, dietro l’invito del cantante a fare un passo avanti. Milanesi, ma siete davvero così timidi?! Scherzi a parte, con tutti questi breakdown è davvero impossibile stare fermi, e quindi via di teste che vanno su e giù a ritmo. Era forse dal concerto dei Walls of Jericho del 2017 che non sentivo metalcore dal vivo e questo mi ha fatto apprezzare ancora di più il set dei WITS. Davvero una bella scoperta questi ragazzi, avevo dato un ascolto a qualcosa in streaming ma rendono molto, molto di più dal vivo. Tra l’altro la band è da poco entrata in studio, ciò significa nuova musica e nuove date. Il mio caldo consiglio è di vederveli almeno una volta! 

Si procede con i My Own Voice, militanti della scena hc milanese dal lontano 2001. E qui devo fare un mea culpa, non li avevo mai visti dal vivo. Mi prenderei a sberle! Una bomba ad orologeria dalla prima canzone Back again, fino all’ultima di cui mi sfugge il nome (perdonatemi) che fa partire un sing along tra tutti i presenti (complice il testo in italiano) e che viene dedicata a tutte le persone che hanno messo in gioco la loro vita in una società che si definisce libera ma in realtà è solamente una prigione del cazzo. Mi viene solo da dire w o w. Sono stati da poco annunciati nella line-up del Distruggi La Bassa Fest, quindi non perdetevi l’occasione di vederveli se, come me, non l’avete ancora fatto. Anche loro, dopo l’ultimo lavoro Shipwrecked datato 2017, sono entrati in studio da poco al MobSound per le registrazioni del nuovo album so stay tuned! 

La band che attirava maggiormente la mia curiosità era senza dubbio la minoranza di uno, band che fa hardcore punk à la vecchia scuola direttamente dal Friuli. La cosa che colpisce maggiormente di questo quartetto sono sicuramente i testi libertari che ti scalfiscono il cuore senza chiedere il permesso. Prima di dare inizio all’esibizione il batterista ci tiene a fare una premessa su un fatto accaduto nel pomeriggio, ovvero quello di un “ospite” del cpr di Gradisca massacrato da circa dieci agenti di polizia e fatto passare invece per una rissa tra migranti (potete leggere qui). Questo per ricordare che sarà l’ennesimo caso di omicidio di Stato impunito. 
L’esibizione comincia con Canzone n.3, per passare a brani come Quasi morto, Luglio, Immobili, la chicca Meno di uno, Forza di gravità dedicata a tutti gli anarchici, per chiudere con 2+2=5. La risposta del pubblico purtroppo non è stata delle migliori, e non so spiegarmi il motivo. Peccato. Spero di rivedermeli in una serata più “attiva”.

A chiudere la serata tocca, da Pescara con furore, ai 217. La prima e unica volta che li ho visti è stata al MobFest 2018 sempre qui al Baraonda (cazzo, a quella serata sì che c’era casino) e mi erano piaciuti un sacco. La band con il suo hardcore tritatutto sale sul palco e ci pettina a suon di Atheist Agnostic Rationalist, il loro attualmente unico lavoro uscito l’anno scorso. Nove tracce di pura rabbia che eseguite dal vivo con Ivan che si fa spazio sul palco tra urla e calci volanti e la tecnica dei suoi compagni, lascia tutti senza fiato. Una band che difficilmente si dimentica. Spero in un nuovo album a breve, brevissimo!

Si conclude qui il Grandine HC Fest, ringraziamo gli organizzatori, le band, il Baraonda, chiunque abbia aiutato ad organizzare la serata e i pochi che hanno partecipato (si è scoperto poi che mezzo mondo era a “Questa è Roma”).

Live report e foto a cura di Silvia Pirotta
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