Intervista ai Call Me Malcolm

Direttamente da Londra, ecco i Call Me Malcolm!

Ecco la nostra chat con una delle band più simpatiche qui al Punk Rock Holiday 1.9, un gruppo ska-punk a cinque pieno di energia e amore!

RP: Mi raccontate qualcosa su questo festival? Come vi sentite? È la prima volta per voi qui…
CMM: Oh sì, la prima volta. Sono sicuro che lo avrai sentito un milione di volte, ma è bellissimo. È assolutamente bellissimo! Siamo arrivati qui passando attraverso l’Italia; siamo scesi dalle montagne ed è stupendo. È un posto meraviglioso. Un festival davvero fantastico. Sono tutti così ben disposti, verso gli altri, sarà perché è un bel posto, sarà perché puoi ascoltare musica tutte le sere…

RP: Mentre stavate suonando avete detto: non vogliamo un Wall of Death, vogliamo un Wall of Cuddles. Come vi è venuta questa idea? Io l’ho trovata fantastica! Voglio dire, ne sono rimasta così colpita, non l’avevo mai sentito prima.
CMM: Viene, voglio dire, siamo tutti ormai persone di una cera età. E non ci saremmo mai veramente definiti punk, sai, con quel tipo di attitudine. Anche se forse ci confondiamo nella massa. Ma diffondiamo anche un messaggio positivo sulla salute mentale e cose del genere. E, sai, abbiamo iniziato a pensare al tipo di cose che le band chiedono al pubblico durante i live. E volevamo solo trasformarli in qualcosa di nostro. Vogliamo solo che le persone si divertano. Ci sono molte persone diverse, come ragazze ai concerti, bambini e tanti altri. Vogliamo che tutti vengano al nostro spettacolo.

RP: Affrontate spesso temi come i problemi mentali. Quanto è importante nel vostro processo di scrittura? So che nel Regno Unito è un grosso problema. Ma per noi, in Italia, non è molto comune trovare annunci pubblicitari, supporto concreto, ecc. Fondamentalmente, nessuno ne parla. Cosa ne pensate? Quanto è importante parlarne anche in un evento mainstream, in un concerto o altro?
CMM: Beh, è ​​diventato importante per noi a causa delle cose che abbiamo attraversato. Voglio dire, cantavamo cose leggere, perché ci divertivamo. Siamo sempre stati ironici e divertenti abbastanza. E poi sono successe delle cose, mentre stavamo scrivendo l’album Broken. E, dopo un breve tour, abbiamo appena deciso di riversare tutto nella musica. Perché è il modo migliore per parlarne. E abbiamo iniziato a dirlo durante gli show e abbiamo iniziato a renderci conto di quanto sia importante a causa del numero di persone che ci vengono incontro in seguito. E che ci dicono: anche io soffro. E abbiamo incontrato persone meravigliose. Davvero, così tante persone! E molte persone ci raccontano che li abbiamo davvero aiutati. Ci sono alcune persone con cui abbiamo parlato, con cui passiamo molto tempo, abbiamo parlato e discusso delle difficoltà ed è stato davvero bello parlarne, ma anche trarre beneficio dal parlare con altre persone e sentirsi più felici. Penso che sia importante se sei in una posizione in cui sei su un palco e hai un microfono parlare di queste cose. Abbiamo questa piattaforma e ci siamo resi conto di quanto fosse importante usarla per diffondere il messaggio. Proviamo a fare quello che possiamo. E speriamo che aiuti altre persone!

RP: Penso sia davvero bellissimo. Poche persone ne parlano, è davvero fantastico che voi lo facciate! Invece, parlando della scena punk, anche se voi suonate ska-punk, ma comunque, cosa pensate della scena punk? È cambiato? Ci sono più band ska e punk? Il punk trasmette ancora un messaggio?
CMM: C’è ancora il tipo di punk anti-establishment e tutto quel genere. Ma c’è anche un modo completamente nuovo di parlare delle cose. Voglio dire, se ascolti molti testi come quelli dei Less Than Jake: alcune di queste cose sono sempre state lì. E alcuni sono invece nuove, credo. Non mi sono mai considerato un esperto in questo genere di cose. Quindi, probabilmente ci sono cose che vanno avanti da anni e che probabilmente ci siamo persi. Ma, al momento, voglio dire, stiamo suonando con un sacco di band che parlano di cose fantastiche. Le band là fuori hanno il loro messaggio, sia esso politico o più interiore, come la salute mentale, o solo divertimento, come i The Bennies che abbiamo visto ieri. Questo è il loro messaggio e, qualunque cosa tu voglia, devi dirlo, puoi farlo. Abbiamo iniziato a parlare di più sulla salute mentale, ci sono probabilmente una o due altre band che si sentono più a loro agio nel farlo e nello scrivere canzoni al riguardo. Come gli Eat Defeat.

RP: Quali sono i piani per il futuro? Continuerete il tour?
CMM: Sì, sì. Ci aspetta il lungo viaggio verso casa. E poi questo fine settimana, suoniamo al Boomtown (Regno Unito), anzi suoniamo due volte lì, nell’Irish Bar e nel Bunker. Poi torniamo in studio per delle prove per un paio di mesi e poi saremo in tournée con i The Slackers. Un tour completo nel Regno Unito da ottobre. Questo è probabilmente il nostro primo grande tour di supporto. Abbiamo iniziato a lavorare con Hidden Talent Bookings alla fine dell’anno scorso. E Ian è fantastico. Ci sta regalando degli spettacoli meravigliosi. Ma il tour con i The Slackers è il primo come band di supporto e quindi sì, è un anno emozionante. E poi faremo una pausa a Natale e ci penseremo!

RP: Mi raccontate qualcosa di strano che vi è successo sul palco? Qualche bel ricordo o la cosa più folle che vi è successa sul palco?
CMM: La cosa più folle? Ricordo quel concerto che abbiamo fatto in Portogallo nella fattoria di un amico, proprio nelle valli, in mezzo al nulla. E c’erano calabroni delle dimensioni del tuo pugno. O vespe, non lo so, ma beh, è ​​successo durante una canzone: il calabrone o la vespa si sono fatti strada dentro la mia camicia e mi hanno punto. E lì ho pensato che dovevo assolutamente fermarmi o scappare. E poi è volato dietro la camicia e mi ha colpito di nuovo. Volevo smettere di suonare, correre giù dal palco lanciando la mia chitarra. E a quel punto, mi ha colpito di nuovo e poi è scappato, sentendosi probabilmente soddisfatto di se stesso. Questa è la cosa peggiore che mi è successa sul palco! Oh, poi abbiamo suonato in un locale nel Regno Unito l’anno scorso. È un luogo notoriamente caldo. Voglio dire, fa caldo qui. E questo è l’unico concerto che probabilmente ricordo come più caldo di quello. È una piccola stanza. Per placare il caldo avevano comprato questi ventilatori davvero giganti. Intendo enorme, tipo da un metro! Proprio come nei video di Bon Jovi! Insomma, li hanno attaccati al muro e direzionati verso di noi, sai per rinfrescarti mentre suoni. Ma appena abbiamo acceso gli strumenti, sai, siamo attaccati a qualunque cosa, come un impianto elettrico. abbiamo avuto una specie di scossa elettrica. Tutto ha smesso di funzionare, i miei pedali uno dopo l’altro, il microfono. E il tecnico del suono fa: non so cosa possa essere. E noi tipo, beh, forse è il fottuto ventilatore!

RP: Come vi sentite nei confronti del pubblico? Qui non ci sono barriere, anche nel main stage. Cosa ne pensate?
CMM: Mi piace tantissimo! Cerchiamo di diffondere un messaggio di amore ed empatia e di essere gentili gli uni con gli altri. Non avere barriere e non avere sicurezza, secondo me, fa la differenza, essere più vicini al pubblico. Abbiamo suonato al Rebellion la scorsa settimana, ed eravamo a circa tre metri dal pubblico. Ok, è un luogo enorme. Ma è un bel cambiamento. È bello qui. Penso che la differenza stia proprio qui: ieri, quando eravamo sul davanti per sentire gli Useless ID, ho notato che c’è quella piccola piattaforma per stage diving, che dà alla gente un posto dove andare. Si crea quasi una barriera con il palco principale, ma in realtà dai alla gente un posto dove andare per buttarsi, che poi è quello che vogliono fare. È come se avessi già stabilito una prospettiva diversa. Le persone fanno quello che vogliono, la band suona e tutti siamo felici e rilassati. Fa una differenza enorme. Tutti possono godersi il festival, ognuno a modo suo. Diventa davvero una vacanza e non solo un festival!

RP: Rimanete qui stasera vero? Quale band volete vedere di più?
CMM: Oggi? Less Than Jake, probabilmente? – ridendo – li abbiamo visti probabilmente venti volte. E poi, anche i Pennywise. Oltre ai soliti nomi, sono molto entusiasta anche dei Masked Intruder. E sul Beach Stage i Captain Trips. Sono davvero meravigliosi. E anche i Dopamines!

RP: Ok ragazzi, ultima domanda, quando ci venite a trovare in Italia?
CMM: Oh sì, non abbiamo mai suonato lì! Assolutamente, ci piacerebbe questo! Ma devi garantire che non ci siano vespe!

Grazie mille per il vostro tempo con me e a presto, senza vespe, solo coccole!