Genova punk rock: Intervista ai Cocks
Chiacchierata con i Cocks, band punk rock di Genova che ha da poco pubblicato il nuovo album “Superliquidator”
Flamingo Records ha appena dato alle stampe il nuovo lavoro dei Cocks. Band di Genova, etichetta di Genova. Un binomio perfetto e all’insegna dell’amicizia, quella fra i Cocks e Flamingo ma anche e soprattutto viste le tematiche affrontate nel nuovo album e vista la profonda amicizia che lega i componenti della band fra di loro sin dal Liceo. Aspettavamo con trepidazione questo nuovo lavoro e siamo felicissimi di presentarvi questa intervista!
- Radio Punk: Ciao ragazzi e benvenuti nella nostra ‘zine. Raccontateci un po’ di voi, avete una storia romanticissima per cui lasciamo narrare a voi la vostra genesi!
Cocks: Ciao e grazie per queste chiacchiere! Siamo Alessandro, Alberto, Antonio e Davide e siamo semplicemente 4 amici di lunga data con la passione comune del Punk Rock! Siamo tutti cresciuti ad 1 km di distanza l’uno dall’altro nel quartiere di Sampierdarena, frequentato le stesse scuole e giocato negli stessi parchetti. Alla fine delle superiori abbiamo formato una band scimmiottando le cover dei Blink e 15 anni dopo (quasi) siamo ancora qua a raccontarci che siamo giovani.
- Radio Punk: Questo album non è certamente il debutto, anzi arriva dopo svariati lavori, parlateci un po’ di “Superliquidator” e quali sono le differenze rispetto ai precedenti lavori e cosa volevate comunicare al mondo con questo disco?
Cocks: La prima differenza rispetto ai precedenti dischi è stata soprattutto la necessità e l’urgenza di fare nuova musica e la sfida di cosa potessimo continuare ancora a fare come “band”. La nostra amicizia non è mai stata in discussione, difficile se ci si conosce da quando si è praticamente bambini, ma il lock down prima e poi l’arrivo dei trent’anni ci hanno catapultato in un nuovo mondo che ci ha lasciato un po’ spaesati e senza alcune certezze che prima avevamo. Abbiamo deciso di tornare in studio, semplicemente perché ne sentivamo veramente l’esigenza, perché sentivamo di avere qualcosa di concreto da dire e da trasformare in musica e perché alla fine, nonostante le difficoltà e le vite che cambiano da un giorno all’altro, ci piace ancora tantissimo suonare insieme e passare del tempo tra noi.
Quindi ecco, alla fine “Superliquidator” parla veramente di noi e di chi siamo, come forse nessun lavoro precedente era riuscito a fare. Ci sono dentro tutte le sfumature di personalità che abbiamo, riuscendo anche per la prima volta a ragionare su dei testi che andassero oltre le nostre sfere strettamente personali e che guardassero un po’ più collettivamente a quello che ci succede intorno.
- Radio Punk: Parlando di amicizia, visto che il disco è incentrato su questo concetto, dato che sappiamo siete molto legati a Flamingo Records come nasce la collaborazione con l’etichetta e negozio genovese?
Cocks: In maniera molto semplice e spontanea come sempre dovrebbe accadere in queste cose. Flamingo per noi non è nè un’etichetta nè un negozio di dischi, ma degli amici che si fanno in quattro per noi e per quella che è la nostra passione.
Avendoci un rapporto poi a stretto contatto, anche attraverso la frequentazione del collettivo Adescite, negli anni abbiamo anche imparato a capire quanti sacrifici e sbattimenti ci siano dietro la pubblicazione di un disco, questo ci ha permesso di dare molte meno cose per scontato e avere un approccio più consapevole a quello che stavamo facendo. In fin dei conti, nella nostra scena, quando qualcuno ti pubblica un disco vuol dire in maniera molto pratica (ma anche genovese) che sta anticipando dei soldi per permettere a te e ai tuoi amici di fare un disco. A pensarci che 10 anni fa ci sarebbe stata una realtà del genere in città ci saremmo messi a piangere per la commozione.
Da quando ci hanno proposto loro la prima volta di fare un disco insieme (GLHF -2018) e dall’amicizia che è nata, è diventato per noi naturale vedere Alberto ed Emanuela come un prolungamento naturale della nostra band. Quindi credo sia proprio questo che ci ha sempre legato a Flamingo, la visione comune di sapere che il bello di questo mondo è che ognuno può fare veramente la sua parte come può e se lo si fa insieme, stringendo rapporti sinceri è ancora più bello e significativo.
- Radio Punk: In formato fisico uscirà l’11 aprile in CD e anche gli altri lavori sono usciti sempre o anche in CD. Nel punk rock è un formato che gira di più o c’è una scelta precisa? Noi siamo fieri sostenitori del CD anche se ormai chiunque vuol fare un vinile che per carità, ha un fascino unico, ma non capiamo questo incaponimento delle band e delle persone a prediligere come un dogma il vinile. Vi va di dire due parole sulla scelta del formato fisico?
Cocks: Allora, molto semplicemente abbiamo deciso di uscire in formato CD perché più economico e soprattutto disponibile in meno tempo. Avevamo estremamente bisogno di riprendere con i live e girare con continuità come abbiamo sempre fatto e ci piaceva l’idea di iniziare a suonare il disco, bello fresco subito dopo averlo finito di registrare (le registrazioni sono finite a fine Febbraio 2024). Il vinile avrebbe richiesto molto più tempo e avevamo paura di “scaricarci” e perderci tante occasioni per suonare in giro. Quindi in definitiva non ci sono grandi ragionamenti sul formato ahahah solo estrema praticità.
- Radio Punk: Un aspetto molto interessante di voi come band è che vi siete sempre sbattuti un sacco e siete da questo punto di vista molto fedeli ad un’etica diy agendo quasi come una band hardcore vecchia scuola, una cosa che, vista da fuori, spesso nelle band che fanno punk rock melodico sembrerebbe essere un po’ assente o comunque sopita. La domanda quindi è proprio su questi aspetti: quanto è importante per voi la filosofia DIY e quali lotte o tematiche politico-sociali ci tenete a far emergere come band?
Cocks: In maniera molto sincera, all’inizio abbiamo abbracciato (come tanti) la filosofia DIY perché era una necessità e l’unico modo per fare concretamente musica, almeno per come ce la immaginavamo noi. Se hai poco più di 20 anni e non sei neanche particolarmente bravo a suonare, capisci abbastanza in fretta che nessuno ti produrrà mai un disco o organizzerà un concerto solo perché hai una band. Ti autoproduci un disco per poterlo portare in giro alla gente ed inizi ad organizzare i concerti perché almeno hai anche il modo di conoscere persone e prendere contatti con il mondo che ti circonda. All’inizio funziona così un po’ con tutte le band credo, il momento della consapevolezza arriva sempre dopo. Noi poi tutte le prime esperienze all’interno di quella che può essere definita una “scena,” li abbiamo avuti con la scena hardcore genovese, un po’ perché avevamo iniziato a provare nella saletta del Csoa Terra di Nessuno un po’ perché grandi amici dei Leisfa, capitanati da Gippy che organizzava i primi concerti hc.
Da lì è un po’ come se avessimo preso l’imprinting di quella cosiddetta attitudine che in realtà abbiamo sempre sentito molto affine a noi, perché la musica diventa un’urgenza e non un modo come un altro per competere con gli altri. Ci è venuto quindi molto naturale applicare quelle “pratiche” pur facendo un genere (almeno apparentemente) diverso. E alla fine a noi sta cosa di “farci le cose da soli” ci è sempre piaciuta un sacco, crediamo che al di là dell’etica giusta e sacrosanta che sia dietro, la soddisfazione di raggiungere degli obiettivi collettivamente, solo con le tue forze e la tua passione, sia veramente impagabile.
Dal punto di vista invece prettamente “politico”, come band, quanto meno nella musica e nei nostri testi abbiamo sempre scelto di dedicarci più al racconto di noi stessi e ad una visione (anche volutamente) più spensierata. Perché è verissimo che “non è solo musica” ma in definitiva è anche quello. E a noi, ci è sempre venuto meglio e spontaneo affrontarla come un diversivo alle nostre vite e creare un immaginario che volesse semplicemente ridere delle nostre sfighe. Sì, in questo disco abbiamo toccato temi diversi e siamo anche molto contenti di essere riusciti a farlo, non abbiamo però l’esigenza o sentiamo la necessità di voler portare in giro nessun messaggio specifico.
Detto questo, abbracciando da sempre il mondo DIY ed essendo praticamente cresciuti nei centri sociali, abbiamo sempre avuto a cuore i temi dell’antifascismo, antirazzismo e antisessismo, preferiamo applicarli e manifestarli in modi più “pratici” e non a mischiarli compulsivamente nella nostra musica. Però a dirla tutta ci teniamo a dire che: non è vero che nelle realtà più punk rock un certo tipo di etica sia assente, semplicemente in molti casi viene espressa in maniera diversa. Tante band cantano in inglese e a volte questo può trarre in inganno. Ci sono un sacco di realtà e di band amici che si sbattono per gli altri e che mettono in piedi un sacco di situazioni di aggregazione e socialità diversa da quella che ci viene propinata ogni giorno.
Bisogna solo imparare tutti a guardare un po’ più in là del proprio stagno.
- Radio Punk: Penso che abbiamo la giusta confidenza ormai per parlare come se fossimo da Verissimo. Chi diavolo sono i componenti dei Cocks nella vita di tutti i giorni? Hobby, lavori, passioni, scheletri nell’armadio, guilty pleasures… Vogliamo sapere tutto!
Cocks: Facciamo un identikit semplice, schematico e simpatico.
Anto: Educatore, esperto di pirateria e One Piece, campione di salto silenzioso, gli piace fare i video e riprendere i suoi amici (loro lo sanno eh)
Femi: Web Designer, appassionato di Pokemon e Videogames, l’unico vero cocks fedele a sampierdarena da quando è nato.
Alby: Impiegato, calciofilo e sampdoriano, esperto in geografia, appena viene caldo va subito al mare
Dave: Impiegato, gioca a baseball e ha un motorino gigante, è tra le persone più golose del mondo

Foto di Fabrizio Barile
- Radio Punk: Avete sempre cantato in inglese per una questione di senso melodico, per una precisa volontà di far arrivare il vostro messaggio a livello internazionale o per quali motivi? Più in generale pensate che cantare nella propria lingua sia limitante?
Cocks: In realtà non abbiamo sempre cantato in Inglese, durante i primi anni alcune canzoni le avevamo scritte in Italiano. Forse la decisione di cantare in inglese è più legata ad una questione sonora, le prime canzoni punk che abbiamo sentito sono in Inglese e la stragrande maggioranza delle band delle quali ci siamo innamorati negli anni, canta in Inglese. Quando abbiamo iniziato a suonare, con i riferimenti che avevamo e quello che avevano intenzione di fare forse semplicemente l’italiano non lo sentivamo adatto. Sarà stato sicuramente il periodo storico, si associava a gruppi discutibili il punk rock italiano ed era la cosa più lontana da noi, con il senno di poi e crescendo ci si rende conto che l’italiano è una possibilità che funziona comunque alla grande per fare punk, ingenuamente, da ragazzini l’inglese dava sicuramente più la sensazione di gruppo fico d’oltreoceano. Forse l’inglese è anche un po’ un modo per fare da filtro e superare la nostra timidezza. Più che mandare un messaggio c’è sempre stata la necessità di buttare fuori vissuti o pensieri.
- Radio Punk: Com’è lo stato di salute della scena punk rock nella vostra città e più in generale in Italia e nel mondo?
Cocks: Crediamo ci sia un gran bel momento di nuova vita in generale del punk, ci sono un sacco di dischi che escono ed un sacco di realtà che spuntano fuori dal niente.
Forse ora siamo troppo occupati a viverci il momento e non ce ne stiamo rendendo conto, ma questo sicuramente è un momento in cui si sente una spinta che banalmente 10 anni fa, almeno noi, non sentivamo. Il punk rock nello specifico, specialmente dal punto musicale forse è ancora un po’ fermo a certi dogmi e poco incline a certe influenze che altri sotto generi per esempio sono stati in grado di cogliere. Ciò nonostante ai concerti noi vediamo più gente di prima e soprattutto tanti giovani in più.
Qualcosa sta sicuramente succedendo.
- Radio Punk: Tornando un attimo a Genova, com’è la situazione nella vostra città e com’era quando avete iniziato a calcare i palchi? Tra Adescite, Flamingo, diverse band e alcuni spazi sociali ancora attivi e altri sotto sgombero, penso al LSOA Buridda sembrerebbe più in forma delle altre vista da fuori. Vi va di raccontarci un po’ la vostra città?
Cocks: Siamo sinceramente molto contenti di quello che stiamo vivendo a Genova e della spinta che sta venendo fuori dalla nostra scena, in particolare dal dopo lockdown. Si sta percependo e vivendo un momento in città in cui un sacco di piccole realtà e situazioni vengono fuori e pian pianino si mettono in connessione tra loro. Oltre alle realtà che avete menzionato, pensiamo anche a posti/collettivi come il Cane, Wet Mary Production, DisorderDrama che in questi anni sono riusciti a proporre un sacco di offerte culturali e soprattutto avere la capacità di guardarsi intorno, coinvolgere e non chiudersi nelle loro nicchie. E’ tutto molto variegato e dinamico, è un bel momento in cui fare musica in città, nonostante il mondo istituzionale locale ignori completamente le esigenze di tante persone e la cultura in genere venga vista come un vizio e non come qualcosa di necessario.
In particolare da un paio d’anni ormai si nota un rinvigorimento giovanile ai concerti punk genovesi, il che ha permesso di dare una bella ventata d’aria fresca alle serate e alla vita della nostra scena. Stanno venendo fuori anche varie band di baldi giovani (Openshop 24, Demo Dum, I Bravi Ragazzi) che finalmente, dopo anni, ci hanno permesso di non essere più noi la “band dei pivelli” ahahahah.
Scherzi a parte ci sentiamo fortunati e speriamo che questo momento duri ancora per molto. Sappiamo bene che niente è scontato e che tutto quello che abbiamo intorno va protetto e preservato con tutte le forze possibili, anche se è sempre più difficile.
Rispetto a prima o quando abbiamo iniziato noi, non crediamo sia ne meglio ne peggio, ma semplicemente diverso. Genova ha sempre avuto una grande tradizione punk e questo ci ha sicuramente molto aiutato.
- Radio Punk: Torniamo a parlare di voi come band, la domanda più banale del mondo dopo “perchè il vostro nome?” ma che non possiamo esimerci dal fare perchè almeno questa ha un senso: che cosa c’è nel futuro dei Cocks? Altri dischi, la conquista del mondo con un tour mondiale, forza regaz raccontateci tutto che vi sentiamo carichi!
Cocks: Per ora il piano primario è: suonare, suonare e suonare. Stiamo lavorando a delle date fuori Italia e in particolare ci piacerebbe suonare in città in cui non siamo ancora stati.
Abbiamo praticamente perso due anni di live per il covid e vogliamo recuperarli tutti con gli interessi! In particolare se leggete questa intervista e non siamo mai stati a suonare nella vostra città, invitateci a suonare che noi veniamo di corsa!
- Radio Punk: Ma alla fine ora che siete dei bimbi grandi, lo avete comprato un vero superliquidator? Parlando di cose serie, a Genova si bevono i camparini (campari soda)? Se sì vi andrebbe di progettare insieme a noi un Superliquidator che spara campari soda? Potrebbe essere una grande mossa di marketing per Adescite…
Cocks: E’ una grandissima idea, rilanciamo però con una controproposta genovese ovvero caricare il Superliquidator con l’Asinello (o Corochinato, che dir si voglia ma così lo chiamano solo gli Ex-Otago)
- Radio Punk: Ormai è anni che suonate, qualche consiglio alle giovani persone che si avvicinano al nostro mondo? E qualche consiglio a una giovane band?
Cocks: Questa cosa fa molto ridere perché per le persone che siamo, sarà forse il fatto di essere di Sampierdarena, ma abbiamo sempre accolto i consigli dei più vecchi come “oh ma che cazzo vuoi?” ahahahah. In realtà poi non è vero, li abbiamo sempre ascoltati e ne abbiamo sempre fatto tesoro. Però ecco, non ci sentiamo proprio di dare nessun vero consiglio, perché ogni band e ogni generazione hanno una storia propria e perché alla fine, proprio le band di giovani hanno bisogno di sbagliare e sbattere il naso sui fallimenti, esattamente come abbiamo fatto noi e tante altre band.
Se proprio dobbiamo dare un consiglio forzato ad una giovane band, sarebbe alla fine quello di impegnarsi per divertirsi il più possibile insieme.
- Radio Punk: Chiudiamo in bruttezza ringraziandovi e chiedendovi la o le situazioni più grottesche in cui vi siete trovati nel vostro girovagare come band, senza fare nomi, tra rimborsi allucinanti, “pasti alla squat” di dubbia provenienza, capre tra le persone durante un live, boh cose che vi fanno ridere ma magari mentre sono successe non erano così divertenti ahahah… Ciao grazie ancora!
Cocks:
Facciamo una top five, perché ce ne sarebbero veramente troppi
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Grazie dello spazio figgeu, a presto!
Foto in evidenza di Marti Stiglitz