Los[K]soS recensione album

Se sei ateo, anti-machista e ami l’ironia questo disco dei Los[K]soS fa per te

Ska-punk e satira alla francese ovvero la sagra del politicamente scorretto

Immaginate un uomo politico spudoratamente demagogico con il suo entourage: il capo della polizia, un alto prelato, un ufficiale dell’esercito, tre magistrati. Fortunatamente non si tratta di individui reali, ma dei personaggi di scena rispettivamente di voce, chitarra, basso, batteria e fiati del gruppo ska-punk francese Los[K]soS.

Mi sono imbattuta per caso (se è lecito parlare di caso, visto che mi nutro di ska-punk, soprattutto francese) nel loro primo full-length, «Dans l’Urne jusqu’au Cou» (Nell’Urna fino al Collo), pubblicato nell’aprile di quest’anno, e ne sono rimasta letteralmente folgorata. E’ disponibile su Bandcamp in formato digitale o cd, per entrambe le opzioni a offerta libera. Sul sito ufficiale del gruppo sono disponibili tutti i testi.

Come si può intuire dal titolo, e dai personaggi di scena, l’album ruota intorno ad argomenti politico-sociali, affrontati con una satira ferocissima. Perché chiariamoci, i Los[K]soS non le mandano di certo a dire, anzi… E’ piuttosto la sagra del politicamente scorretto, come da buona tradizione transalpina.

Il bersaglio principale è l’attuale governo francese con la sua spinta verso il capitalismo globalizzato e le privatizzazioni, ma ce n’è per tutti: i mass media («Grippe Hertzienne»), le religioni («Crucifix»), il militarismo colonialista («Au Pas»). In quest’ultimo pezzo si arriva addirittura a dissacrare la Marsigliese, e scusate se è poco!

Musicalmente, è ska-punk di sicuro, con la chitarra ritmica incalzante e un bel muro di fiati, ma con la preziosa aggiunta di sonorità jazz-swing, grazie anche al timbro vocale decisamente accattivante.

Ma veniamo alla mia personale top 3, leggasi i miei episodi favoriti dell’album:

3. «Un Homme». Si parte con la strofa ska. Un individuo di sesso maschile, sin da piccolo, viene indirizzato verso gli stereotipi di genere, il calcio, le automobili, e che lasci la cucina e il pianto alle femminucce! Esplode il ritornello punk. Sei un uomo, quindi sei fatto per dominare, per essere privilegiato. E guai a mettere in discussione questa virilità imposta. Applausi.

2. «Crucifix». Il protagonista della canzone fa il giro di tutte le principali confessioni religiose, e in ciascuna trova nefandezze e contraddizioni. Alla fine, dopo una lunga riflessione, e Alleluja e Allah Akbar canticchiati in cori da stadio, trova la sua strada: «Sono ateo, grazie a Dio». E come dargli torto?

1. «Hommage aux Familles des Vitrines». Nightclub fumoso. Parte lo swing. Il crooner con la sua voce roca rende omaggio alle… famiglie delle vetrine, vittime della manifestazione contro la famigerata Loi Travail del 14 giugno 2016. Il tono è serio, accorato, ma il testo parla chiaro. La rabbia dei «casseur», scagliata contro i simboli della diseguaglianza economica, dell’oppressione capitalista, diventa furia gioiosa, poesia selvaggia. E spunta un malcelato risolino di soddisfazione. Sipario.

Elvira Cuomo

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