overcharge punk band

Overcharge: dispacci dalla Zona Rossa

La Valle Olona verrà distrutta all’alba

Gli Overcharge dal 2012 scorrazzano ‘liberi e selvaggi’ (citazione d’obbligo) per l’underground, con elementi che li contraddistinguono: rigorosamente ed orgogliosamente in trio come da schema motörheadiano, avvezzi a volumi sfonda-timpani e a mezzi di locomozione tuonanti ed inquinanti, con nel cuore l’immaginario rozzo e distopico dei peggio B-movies post-apocalittici.

Il circondario? La Valle infestata di amianto, cemento, diossina e asfalto sorta attorno ad un rigagnolo chiamato Olona, che dai confini svizzeri si dissolve nelle cloache della metropoli milanese. In questo sottobosco, mai troppo nascosti, sbandieriamo l’esigenza di militanza, di comunità fraterna con chi apprezza il baccano, di distanziamento dall’homo-habilis che ha proliferato in queste lande, dal suo bigottismo e dal suo qualunquismo.

Agli albori del punk più ruvido e barbarico, qualcuno presagì tutto ciò: “The Nightmare continues” … e noi ci si sguazza in questo grande inferno chiamato D-beat: nel sound a motosega di scuola svedese, nell’hardcore lucido ed irriverente, nei ritmi insensati di chi è cresciuto ascoltando Venom, Exciter, Carnivore e Razor.

“Metalpunx” è la terza fatica di casa Overcharge, uscito ufficialmente nel fatidico giorno del lockdown, dopo “Accelerate” del 2014 e “Speedsïck” del 2016. Sì, ci piacciono i titoli schietti, diretti, non fraintendibili. La gestazione dei nuovi 9 pezzi è stata lunga ma non troppo travagliata, tipico di chi trova motivi e stimoli in ogni istante: concerti (sopra e sotto il palco), vita da tour, sbronze da festival, o anche solo nelle prove settimanali dopo 9 ore di lavoro e una cena a base di cracker raffermi.

Ci ha supportati un carissimo e fedelissimo compagno, Ciube dei Dufresne nei suoi Raptor Studios di Vicenza, già all’opera con Hobos, Slander e Destrage. Lui precisissimo, appassionato, cultore di sound valvolare e processori analogici: noi sudavamo come dei samoani, in quei caldi 6 giorni di luglio 2019.

Vuoi non programmare tutto per il meglio? Senza urgenza, con quella precisione tipica degli Svizzeri con cui cui ci siamo sempre volentieri mischiati. Al via le convocazioni: Mirek di Phobia Records; quello squilibrato di Dave (Angry Voice) che da solo porta avanti un’etichetta, un negozio, uno spazio autonomo e una famigliola in mezzo al nulla tra Dresda e Cottbus; nostro cugino Arca (Motron / Calimocho Autoproduzioni); qualche matto del Sud-est asiatico per la tape (Shammir di Basement Rekordz); Tuby e Alina di Memento Mori per video, teaser e cosette belle social; tutti i malcapitati del collettivo Olona Wasteland Punx per aiutarci con la serigrafia d.i.y. del merch; Curby per l’Obscene Extreme Festival; tali Lautstürmer da Malmö, decani del kang-punk ex Mob47 e Driller Killer, per due Release Party a fine marzo.

E invece l’uomo è una creatura cagionevole e tutte le divinazioni più contorte si sono fatte realtà, in un mix tra una cover dei Toxic Holocaust, un film di Bruno Mattei e “La Peste” di Camus. Gli Overcharge hanno affrontato il parto del loro “Metalpunx” come l’Organizzazione del Rag. Filini si prepara per la settimana bianca, corazzati di elmi, borchie, pelletteria varia, taniche di benzina e scarsissime riserve idriche, contro gli Humungus, i signori delle wastelands capitanati dal temibile Prof. Birkermeier.

Qualcuno nelle sventure trova nuova linfa, nuove giustificazioni al proprio essere così naif, rude, bizzarro e ‘bizzarrito’ (neologismo olonese): molti sicuramente sfruttano simili opportunità per registrare intere discografie al pc, ordinano da qualche multinazionale la scheda audio e strizzano l’occhio al corriere espresso, sottopagato e stretto nello scafandro. Noi non accendiamo un amplificatore da mesi. Non spezziamo una bacchetta contro il rullante da tempo. La prima volta che riaccadrà, urgerà di un benefit per ricomprare la strumentazione. Ma l’adrenalina da sola ripagherà qualsiasi attesa. E qui non vale la regola del ‘survival of the fittest’, non valgono selezioni naturali, eugenetica o stronzate da miserabile travestito da Hulk Hogan. Vale solo la passione, la voglia di guardarsi negli occhi e di guardare negli occhi centinaia di altri ‘bizzarriti’, sniffando sudore e covando il virus dell’acufene. “Keep coming back for some Black Diesel Breath”.

Se come hanno fatto gli Overcharge vuoi scrivere una presentazione della tua band o del tuo nuovo disco, contattaci.