Recensione: Affluente / A Fora De Arrastu – Split

Nuovo split tra i sardi AFDA e gli abruzzesi/marchigiani Affluente

“Oggi vaghiamo come lupi solitari, circondati da persone votate all’individualismo, alla stigmatizzazione e all’odio del diverso nel colore della pelle, nell’orientamento sessuale, nella cultura, nell’esere “normali”, senza accorgersi che i diversi sono loro, esseri umani che inneggiano alla violenza verso altri esseri umani. Noi siamo i lupi solitari ma loro sono le vere bestie”.

Questa meravigliosa frase è scritta nel retro del vinile oggetto della odierna recensione, ovvero lo split tra A Fora De Arrastu e Affluente. Uscito in vinile + CD da pochissimi giorni, è stato coprodotto in maniera DIY da ben 17 etichette (Tuscia Clan, Kattive Maniere, SFA, Anfibio, Impeto, Rumagna Sgroza, Fast ‘n’ Loud, Tpic, Tadca, Oltraggio, Rumori in Cantina, THC DIY, punk4free, klas, Mastice, RockOut Fascism e anche noi!). Sulla copertina campeggia il meraviglioso dipinto di Eugène Samuel Grasset “Tre Donne e Tre Lupi”, interpretazione grafica perfetta per la scritta a inizio recensione.
Parlando del disco, sul lato A troviamo gli A Fora De Arrastu (in sardo campidanese significa “fuori dal tracciato”), band sarda attiva dal 2003 con la peculiarità di cantare in sardo. Si parte con “Lua De Monti” (Euforbia), brano veloce e dalle melodie eccezionali, con influenze della scuola hardcore più tecnica e con un cantato particolarissimo, tra urla più potenti nei cori e linee vocali davvero uniche. Il testo paragona i media e tutto ciò che ci può distrarre dalle nostre reali necessità all’euphorbia, pianta che si usava per stordire i pesci nella pesca. Troviamo poi “Liberus tzeracus intra istadus liberus” (Liberi servi in (tra) liberi stati), canzone che parte lenta per poi scatenarsi nel finale urlando la propria voglia di libertà. Troviamo poi “Mascu” (maschio), brano che affronta l’odioso tema del machismo e del sessismo come forma di autorità tra persone. Anche qui, cambi di ritmo, melodie intricate degne dei Propagandhi, urla rabbiose e basso e batteria che tengono tutto in piedi. Si prosegue poi con la rapidissima “Domusbombas”, brano furioso e in cui imperversa la critica a chi decide di campare di guerra e morte servendo la nota fabbrica di armi del territorio. Troviamo poi “Burrumballa” (ciarpame, cose o persone di poco conto) che non le manda a dire a quella porcheria del “Movimento per la vita”, robaccia pregna di ipocrisia, sopraffazione e ostacolazione delle libere scelte. Punk hardcore solido, cambi di ritmo a go go e nel mezzo uno stacco particolare che fa notare ancora di più le svariate influenze musicali della band. L’ultima canzone, la sesta, è “Aresti” (Selvatico, il titolo è un omaggio ai friulani Inzirli) decisamente più tranquilla delle altre sia nei ritmi che nelle melodie, ci accompagna gentilmente alla fine. Il testo è dedicato a “Davide Delogu”, anarchico sardo recluso nel carcere di Augusta (SR) ed è ripreso da un componimento di Salvatore Poddighe, poeta minatore antifascista morto suicida a causa delle persecuzioni del regime.
Girando il disco troviamo i leggendari Affluente, fondamentalismo hardcore since 1992! Inutile nascondere l’immenso amore che provo per questa band, per musica, testi e attitudine. Gli Affluente ci regalano 6 brani di grande punk hardcore, dinamici e ben studiati. Si comincia con “Un Piccolo Gesto”, brano veloce e che scorre come un fiume in piena, per poi proseguire con “Dottore”, con testo scritto da Alessandra che è un perfetto manifesto contro chi si permette di giudicare e di ostacolare le libere scelte degli individui, in questo caso contro quegli infami degli anti-abortisti. “L’interruzione della gravidanza è un diritto fondamentale!”. Si va poi avanti con “Cosa è Successo”, brano che rallenta i bpm per concentrarsi sull’impatto, e poi con “Genuflettersi” canzone devastante sia per il testo dritto al punto e incisivo contro tutte le religioni “testa alta e sguardo fiero, seguo solo il mio pensiero”, sia per l’incredibile carica e le melodie orecchiabili e allo stesso tempo potenti. Proseguendo troviamo “Francesca”, traccia scritta e anche in parte cantata dalla poetessa “Mariagiorgia Ulbar”, che alza di nuovo la velocità e arriva dritta in faccia come un cazzotto di Tyson. Il testo narra le vicende di una donna che per via del suo comportamento diverso rispetto ai canoni imposti dalla società viene additata come strega. Parole poetiche e ahinoi, ancora attuali. Chiude il disco “I Giudici Vostri” con vari estratti di “Inno Anarchico” di Giovanni Pascoli e con un inserto in theremin a cura di Davide: brano più calmo che ci accompagna al termine in maniera lenta e inesorabile con un’atmosfera da “giorno del giudizio”. Brano a dir poco perfetto per chiudere questo split.
Che dire, A Fora De Arrastu chirurgici, originali e di grande impatto, vista anche la tecnica sublime e le idee ricercate e assemblate minuziosamente e Affluente potenti, unici e sempre sul pezzo, difatti la qualità musicale e dei testi rimane altissima, grazie anche alla formula del doppio cantante. Sul libretto testi leggo: “Che dire? Trovare persone affini e complici che vengono dall’altra parte del mare è un terno al lotto, ma quando capita lo si capisce all’istante, le fatiche e i sacrifici vengono ampiamente ripagati e ne varrà sempre la pena!”. Non posso che concordare con questa frase scritta delle due band, poichè le band si completano a vicenda intersecandosi alla perfezione e rendendo questo disco un capolavoro. Un riconoscimento particolare va ai suoni e a chi li ha curati e ha registrato, mixato e masterizzato ovvero, Fast ‘n’ Loud Records per quel che riguarda gli AFDA e Davide Grotta e Federico di Fast ‘n’ loud per gli Affluente. Split meraviglioso, da avere e da ascoltare a ripetizione!

Voto album: 8,5

Recensione a cura di Tom