Recensione: Angossa – Angossa

Angossa: bestemmie, hardcore e vino

Dal veneto con furore, gli Angossa ci presentano la loro ultima fatica discografica, un album di otto tracce cariche di grezzume punk hardcore alla vecchia maniera.
Si parte subito a bomba e non si tira il fiato nemmeno un secondo, le canzoni scorrono lisce come l’olio tra un tupatupa e un mid-tempo a spaccare ossa e timpani.
Non ci sono pezzi che spiccano particolarmente rispetto agli altri, tranne forse l’ultimo che è un po’ diverso rispetto al resto. Non essendo un amante dei dischi particolarmente disomogenei, ho apprezzato molto.
I riff sono quelli classici del punk hc nostrano, la voce gutturale si mescola molto bene alla parte strumentale. Inoltre la produzione abbastanza rudimentale conferisce al disco un sound molto particolare.
Azzardando un paragone enologico, più che un Brunello di Montalcino questo disco è un Cabernet sfuso, quelli da pochi euro al litro, che poco si curano dell’apparenza ma che sanno farsi apprezzare nei giusti momenti.
Aldilà dell’aspetto alcolico (come se esistesse qualcosa aldilà dell’alcol per noi veneti…), l’album è una bella cannonata che sicuramente farà contenti gli amanti del punk ruvido e ignorante, ma che col tempo saprà conquistare anche i palati più fini.
In conclusione, è un disco che, oltre le apparenze, mi è piaciuto molto, e che non esito a consigliare agli amanti dell’hc italico e non.