Recensione: Serpe – Re dei Serpenti

Serp ‘em all!

Ancora una volta, dalla toscana emerge, strisciando e sibilando, un nuovo gruppo hardcore! I Serpe pur annoverando tra le loro fila alcuni volti già noti in altre formazioni – Carlos Dunga, Destinazione Finale, Iena, xDeloreanx, Loia, Dragnet – sono un gruppo attivo solo da poco tempo, ma sono già pronti ad intraprendere un tour europeo in promozione di questo loro primissimo album.
Le grafiche, a cura di Coito Negato, traggono ispirazione a piene mani dall’immaginario iconografico delle tipiche miniature medioevo-rinascimentali che, accompagnate ai titoli delle canzoni contribuiscono ad ammantare il tutto di un’aura cupa ed evocativa; quest’ultimo aspetto diviene preponderante non appena ci immergiamo nei testi, tutti rigorosamente in italiano – cosa tutt’altro che comune, tra i gruppi di più recente formazione.
Musicalmente non vanno per il sottile, è puro e semplice hardcore punk, che pianta le sue radici sonore nel solco dell’estremismo sonoro nostrano che ha fatto scuola. È facile percepire l’influenza degli ultimi Wretched (quelli de La Tua Morte Non Aspetta e In Controluce n.d.a), così come non mancano momenti in cui è impossibile non sentire le influenze delle sonorità cupe e primitive di quel raw punk che negli ultimi due anni è stato terreno fertile per una generazione di nuove band, nello stivale e non solo. Scorre come le ore di un giorno qualsiasi, tra livore, frustrazione e il senso del nulla. Tutto questo ha bisogno di uno sfogo, ed ecco che si riversa in 6 frammenti. “Non ci sono mezzi termini, e nemmeno mediazioni” diceva qualcuno in una vecchia canzone, e in questo caso è una citazione assolutamente appropriata: nessun filtro, niente preamboli, solo hardcore, punto. Ti piace? Bene. non ti piace? Tanto meglio, vai a cagare. A rendere il tutto ancora più bello ed affascinante (almeno ai miei occhi, poi a voi magari la cosa non dice un cazzo, che né so’ n.d.a) è il fatto di essere stato registrato e mixato nel buon vecchio, e mai abbastanza citato, nEXT Emerson, storico centro sociale fiorentino, dalle mani del buon Alex (Hill Valley Studio).
Se tutto questo non vi basta, cagatevi in mano e prendetevi a schiaffi.

Recensione a cura di Rash