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Il DIY fatto male è quello che preferisco

Quando ho dimenticato uno scatolone di maglie in furgone e l’ho mandato a rottamare e altre storie di DIY.

Dopo i primi mesi con i Menagramo, io e Walter abbiamo deciso di fare le prime maglie. Il logo lo preparai io, con pesante contributo grafico del nostro amico Mob che mi rise dietro quando presentai il progetto tutto pixellato. Belli orgogliosi ce ne andiamo con la nostra scatola di maglie nere neutre alla serigrafia del FOA Boccaccio di Monza, dove il nostro contributo fu quello di asciugare il tutto con il phon in dotazione. Manu, l’addetto alle stampe, era anche il mio allenatore di boxe e mi spiegò alcune cose sulla serigrafia, di cui ignoravo completamente ogni dinamica. 

Tre settimane e un primo bel live live dopo, il mio amato furgone mi abbandona definitivamente. Lo porto a rottamare intascando ben 200 euro (consegnati cash in un’unica banconota, assolutamente non scambiabile in nessun esercizio commerciale d’Italia) e mi dimentico lo scatolone con le nostre maglie freschissime nel vano posteriore. Non le rivedrò mai più.

Mi dico che, per rimediare alla mia dabbenaggine, dovrò fare qualcosa di epico, non basta ripagare un nuovo carico di maglie: le farò io. Inizio a vedermi un’infinità di tutorial su persone che stampano maglie in soggiorno, mi faccio mille domande del tipo “ma la racla la tiro verso di me o la spingo via?” e alla fine investo i 200 euro del furgone in un kit da serigrafia per principianti

Tralasciando i primi momenti che mi fanno maledire la mia sconsideratezza, inizio a prenderci gusto molto prima di prenderci la mano. Ho barattato un Mercedes Vito con gli iniettori rotti per un kit di stampa e mi piace. E sti cazzi se le prime maglie sono una diversa dall’altra, se la stampa va via al primo lavaggio, se sto tecnicamente sbagliando praticamente tutto. Sto facendo qualcosa di mio e la sto imparando da zero. Alcuni amici pazzi si affidano a me per fare le loro maglie, io li invito a lavorare con me, voglio condividere questa cosa. Ogni tanto vedo ancora le prime maglie che ho fatto in giro, magari un po’ scolorite ma ci sono ancora.

Col tempo e l’aiuto di amici più esperti, che non finirò mai di ringraziare, inizio a prenderci la mano, inizio a tirare fuori anche le mie prime grafiche, assolutamente lontane da qualsiasi canone minimo di decenza ma non mi interessa. Continuo a coinvolgere amici in questo e mi piace, mi diverte, è un modo diverso per passare un pomeriggio e bersi qualcosa insieme. 

E guardandomi indietro è esattamente come ho vissuto questi anni tra sala prove, concerti e festival. Si lavora duro e con umiltà, ci si sporca le mani, non si smette mai di imparare e si collabora con gli amici o con persone che diventeranno tue amiche prima o poi. Il risultato finale può essere bello, può essere brutto o può essere così così, ma è tuo ed è onesto. E le persone sapranno apprezzarlo.
C’è da esserne orgogliosi, comunque vada.

Articolo a cura di EnriMenagramo / NoReason Booking

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