Intervista ai Bull Brigade

Chiacchierata con i Bull Brigade, band punk hardcore torinese attiva dal 2006

Abbiamo chiacchierato con Eugenio, cantante e fondatore dei Bull Brigade, esponenti della scena punk hardcore torinese, che hanno appena annunciato l’imminente uscita della ristampa in limited edition del loro singolo “A way of life”.

Radio Punk: Ciao ragazzi! Cominciamo col ringraziarvi per la vostra disponibilità, ci fa molto piacere avervi su Radio Punk! Raccontateci chi siete e da dove venite.
Bull Brigade: Ciao Radio Punk, è un piacere anche per noi essere ospiti di questa webzine. Noi siamo i Bull Brigade, da Torino e provincia, e suoniamo prettamente punk hardcore. Facciamo parte di questa scena dal 2006 circa e, attraverso l’utilizzo di questo mezzo comunicativo, che è la musica punk, raccontiamo le nostre vite.

RP: Siete alle prese con la ristampa in edizione limitata del vostro singolo “A way of life” in formato vinile. Come mai questa scelta? Avete un legame particolare con quella canzone?
BB: Come sapete siamo dentro un periodo di pausa, riflessiva ma anche propedeutica per trovare nuovi stimoli. Avevamo nel cassetto questo progetto di una edizione rinnovata, di un restyling, di “A way of life”, che avevamo già pensato di tradurre in inglese; abbiamo deciso, quindi, di proporre nel 7” una nuova versione cantata in italiano su un lato e in inglese sull’altro. Crediamo che quella sia una delle canzoni più rappresentative e una delle più amate dal nostro pubblico, quindi abbiamo deciso di farne un’edizione “superlusso” con la copertina disegnata da Federica Borgia, una nostra amica tatuatrice che vive a Brighton, originaria di Roma. Sarà un vinyl picture con le grafiche di Federica da una parte e le nostre facce di cazzo dall’altra. Essendo attualmente in un periodo di fermo, ci sembrava una cosa carina far uscire questo progetto sotto Natale.

RP: Il singolo è presente nel vostro primo album “Strade smarrite”, pubblicato nel 2008. Come siete cambiati da allora?
BB: I Bull Brigade dal 2008 sono cambiati tantissimo. Della formazione originaria sono rimasto solo io (Eugenio, ndr) e ascoltando “Vita libertà” si può intuire quanto il gruppo sia cresciuto. Crediamo che il processo di maturazione non sia comunque ancora finito, noi ovviamente andremo avanti e cercheremo di farlo sempre esprimendo quelli che sono i nostri stati d’animo. Finalmente abbiamo una line-up rodata, che non si fa intimorire dai km, dai sacrifici, dalle privazioni di sonno tipiche dei weekend in giro a suonare. Ci manca solo un disco nuovo e potremmo esser quasi pronti per ripartire.

RP: Nonostante il riscontro più che positivo del vostro primo album, avete aspettato ben 8 anni prima di pubblicare il vostro secondo lavoro “Vita libertà”, uscito nel 2016. Intraprendere un periodo di silenzio così lungo è sicuramente una scelta piuttosto coraggiosa. Raccontateci il perchè di questa scelta.
BB: Gli 8 anni di silenzio tra un disco e l’altro non sono stati frutto di una scelta, piuttosto nessuno di noi voleva accelerare le cose e scrivevamo solo quando ne sentivamo davvero il bisogno. Abbiamo poi capito che, attraverso l’utilizzo delle nostre capacità e del talento, potevamo toglierci qualche soddisfazione in più, quindi siamo convinti che ci metteremo sicuramente meno di 8 anni per far uscire il prossimo album.

RP: Avete condiviso il palco con importanti artisti, del panorama italiano e non, del calibro di Sham 69, Cock Sparrer, Non Servium, Nabat e molti altri. Cosa pensate della scena Punk/Oi! Attuale?
BB: La scena punk hardcore/oi! sta vivendo un periodo di profonda crisi. Si fa fatica a fare numeri, a riempire le sale, a reperire date, ad andare fuori senza rimetterci soldi, ad avere un rimborso. Credo che sia i gruppi, sia i fan, sia gli addetti ai lavori debbano impegnarsi per mantenere vivo questo movimento. Ci sono micro-realtà che hanno capito quale sia la strada giusta da percorrere, come i ragazzi di “Venezia hardcore”, che negli ultimi anni hanno dato vita ad un fenomeno assolutamente inedito e meraviglioso. Se si iniziasse a prendere esempio e spunto da realtà più professionali presenti altrove, come in Germania, credo si possano risollevare le sorti della nostra scena.

RP: Nei vostri testi parlate spesso della vostra città, Torino. Quanto è forte, e importante, per voi il legame con le vostre origini?
BB: Quello con le nostre origini è un legame viscerale. Torino è sempre stata il nostro punto di arrivo, per noi che arriviamo dalla provincia. Suonare nel capoluogo, fare parte della scena torinese ed essere qualcuno al suo interno, erano i nostri obiettivi fin dall’inizio. C’era un branco e c’eravamo noi che avevamo voglia di farne parte, così, una volta prese le prime soddisfazioni, ci è venuta la voglia di raccontarle attraverso le nostre canzoni, come “costruito a Torino”, “Lei” e “Motorcity”.

RP: Siete dichiaratamente antifascisti da sempre. Pensate sia importante schierarsi politicamente, anche attraverso la musica?
BB: Noi solo in una cover dei Non Servium, abbiamo scelto di parlare di politica. Abbiamo sempre evitato di farlo perchè nei nostri testi raccontiamo quello che ci capita in prima persona e noi non abbiamo mai militato né fatto della lotta politica la nostra priorità. Abbiamo frequentato determinati ambienti, determinate crew, nei nostri 20 anni abbiamo fatto parte della sharp di Torino, ma questa non è mai stata una vera vocazione: noi siamo semplicemente ragazzi di strada, innamorati della sottocultura punk. Credo sia importante però avere ben chiaro cosa sia giusto e cosa sia sbagliato e questa sensibilità non ci è mai mancata, sia nella scelta su dove esibirci sia con chi, sempre nel rispetto del nostro pubblico ma soprattutto dei nostri ideali, che sono antifascisti. La nostra fede politica, anche se non inserita nelle nostre canzoni, credo non lasci spazio ad interpretazioni.

RP: Recentemente avete annunciato, attraverso un comunicato sulle vostre pagine social, di volervi prendere un periodo di pausa dalle scene. Volete dirci di più a riguardo?
BB: Abbiamo scelto di prendere un periodo di pausa perchè ne sentivamo davvero il bisogno e dovevamo capire dove volessimo arrivare. Quando suoni a certi livelli come il nostro, tornare a casa la domenica notte per poi timbrare il cartellino lunedì mattina e avere una famiglia da seguire, ha un costo in termini di sacrifici. Abbiamo in cantiere nuove canzoni, annunceremo delle belle news da gennaio e, dopo l’anno sabbatico del 2020, sicuramente torneremo sul palco. Io per primo ho una voglia matta di rivedere live i Bull Brigade.

RP: Grazie mille del tempo che ci avete concesso, ragazzi! Speriamo di rivedervi presto sul palco! Se avete qualcosa da dire ai nostri lettori, questo è il momento!
BB: Grazie a tutti voi, è stato un piacere fare questa bella intervista. Il nostro disco è veramente bello e merita, perciò compratevelo (motorcity.prod@gmail.com, ndr), perché i gruppi indipendenti come il nostro hanno tanto bisogno di supporto. Grazie ancora ed un abbraccio a tutti.