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Il circolo Mesa ha chiuso e sono triste

A Montecchio Maggiore (VI) c’è stato per anni il Circolo Mesa, che purtroppo ha chiuso da poco. Ecco il racconto di un affezionato del luogo

Ad ogni funerale che si rispetti c’è sempre uno stronzo che dice due parole.
Visto che nessuno sembra dire niente ci provo io, perché il silenzio, a volte, mi fa schifo.
Il Circolo Mesa ha chiuso e sono triste.
E credo sia così anche per molti di voi.
Sia chiaro che non sono mai stato un volontario, un organizzatore o una qualche figura importante all’interno del circolo.
Più che altro un affezionato avventore.
Nell’armonia del locale contavo come il bassista in un gruppo grind: un cazzo di niente.

Ho conosciuto la Mesa troppo tardi nella mia vita ma sono comunque riuscito ad arrivare in tempo per vedere le “cose che voi umani”.
Non voglio farvi sanguinare gli occhi con i soliti racconti da sbronza per fare l’innovativo gioco del “chi ce l’ha più lungo” e cercare di farvi crepare d’invidia per “quella volta non c’eravate”, vorrei solo ringraziare tutti quelli che si sono battuti per tenere in piedi la baracca in questi anni.
Vorrei erigere una statua in cristallo di Boemia per coloro che sono stati dietro al bancone quando era pieno per il “Cool Kids” o quando era vuoto perché all’Arcadia o al Boccio c’era qualcosa di più figo. Avete sopportato alla grande le nostre facce da culo, le nostre battute scontate e i nostri racconti deprimenti. Grazie.

Voglio i volti di chi organizzava le serate sulle prime pagine delle riviste patinate, non importa se avete chiamato il miglior gruppo hardcore di sempre o avete scelto un film di merda per la serata cinema, siete degli eroi!
A chi si è ritrovato per passione o per obbligo davanti ai fornelli del circolo, in quell’ammasso di ferraglia, che i più visionari chiamavano “cucina”, dovrebbe esser conferita una medaglia.
Voglio abbracciare e ringraziare tutti voi che avete pulito il cesso, ridipinto i muri o spazzato anche solo una volta per terra.

Che l’abbiate pensato in partenza o sia successo per caso, avete creato un rifugio sicuro dalla noiosa e banale Vicenza, un’alternativa valida alle tristissime serate in locali fotocopiati male da Milano e una specie di porto franco dove generazioni diverse si incontravano senza giudicarsi.
Ovvio, ci sono stati alti e bassi, ci sono stati periodi floridi e altri più sottotono, festoni da panico e serate fiacche. Grazie al cazzo, è la vita! E io proprio perché avete tenuto in piedi un posto pieno di vita vi voglio ringraziare, la Mesa respirava, si muoveva e cambiava idea. La Mesa era viva.

Spero che in futuro si possa ricreare qualcosa di simile, che ci sia qualcuno come voi che prenda in mano una stanza, un sottoscala o una cantina dove brutti gruppi possano fare un po’ di palestra, dove qualcuno si innamori della politica e dove anche l’ultimo degli stronzi come me si possa sentire a casa.

Montecchio Maggiore è un’ostrica grigia che puzza di fabbriche e cemento, ma conserva una perla al suo interno, grazie per averla fatta risplendere.

Assurdanipal