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Intervista ai Viboras

Chiacchierata con i Viboras, punk rock band di Milano

Radio Punk: Benvenuti a Radio Punk ragazzi! A voi subito la parola per le presentazioni!

Viboras: Ciao! Siamo i Viboras, punk rock band attiva dal 2003. Abbiamo 5 dischi all’attivo, 6 se vogliamo includere il demo che abbiamo rieditato nel 2019.
Gli attuali componenti sono Irene a voce e chitarra, Sal alla chitarra solista e cori, Giulia a basso e cori e Ga alla batteria.

RP: Potete spiegarci la scelta del nome Viboras? Chi l’ha pensato?

V: Il nome è stato molto dibattuto! Inizialmente non riuscivamo a trovarne uno che piacesse a tutti, finché l’allora bassista Gio non ha sparato un “Vipers” che non era malaccio…non volevamo sembrare né fissati con le macchine né avere un nome troppo inglesizzato quindi Sal ha chiesto come sarebbe stato magari in spagnolo, e il risultato ha messo tutti d’accordo

RP: Venite da Monza. Com’è la situazione a livello musicale da quelle parti? Vi vediamo collaborare con diverse band. C’è supporto?

V: La brianza vede attive parecchie band, con molti siamo diventati amici e per fortuna il supporto è sempre più forte: c’è una strana rinascita dell’interesse per quanto riguarda i live anche di band più piccole. Forse perché molti musicisti che si erano fermati sono tornati a suonare, forse perché molti giovani si sono messi a suonare non lo sappiamo ma ora quando suoniamo o andiamo a vedere altri c’è sempre gente e a volte sbalordisce quanta ce ne sia

RP: Se pensiamo a quando avete iniziato a suonare, nel 2003, la scena musicale in Italia era molto diversa e sicuramente più attiva rispetto a oggi. C’erano più posti in cui esibirsi e molte più band in circolazione. Come ricordate quel periodo?

V: Bello, attivo, si respirava ancora molto interesse per il punk rock! Appunto eravamo più band, c’erano molti locali e festival e etichette ancora pronte a investire in noi; il divario tra scena nazionale e internazionale non era poi così marcato, anche se ovviamente non era possibile confrontarli. 

RP: Negli anni 90 e primi 2000 se volevi ascoltare un po’ di punk-rock dovevi andare in edicola e sperare che qualcuno non ti aveva fottuto lo speciale punk di Rock-Sound. Ora basta qualche click per avere l’accesso a qualsiasi genere musicale. Per certi aspetti questa è una cosa meravigliosa ma non vi sembra che tutto ciò abbia reso le persone meno curiose e un pò più pigre? 

V: Certo! Assolutamente. É per noi fantastico ascoltare o poter fare girare la musica a livello internazionale grazie alle piattaforme digitali come Spotify, Deezer & co. ma abbiamo tutti visto come abbia appunto portato all’impigrimento. E non solo dei ragazzi che oggi hanno 20 anni, di tutti: meno persone che vanno ai concerti, ancora meno romantici che comprano gli album in formato fisico. Ma tutto sommato, perlomeno per noi, ne vale la pena: preferiamo che chi fa fatica a vederci live perché abita ad esempio a Palermo possa avere perlomeno accesso ai nostri album, è la musica la parte importante. E poi molti vengono a prendere un CD dopo il live se gli sei piaciuto, e lo fanno anche se hanno spotify premium. I fedeli al supporto fisico in qualche modo non mancano mai, noi per primi lo siamo!

RP: Avete sempre preferito comporre testi in inglese ma ascoltando Via di qua (brano del 2009, lo trovate in versione remaster nell’album Bleed) pensiamo che siate molto convincenti anche con pezzi in italiano. Trovate più ispirazione nello scrivere brani in inglese?

V: Risponde Irene che scrive i testi: in realtà è solo immediato abbinare a della musica un testo in inglese, mi viene spontaneo, ho vissuto all’estero per tanti anni fin da bambina e l’inglese era la lingua che parlavo regolarmente, in casa però ho sempre parlato italiano, lingua che mi piace tantissimo ma che temo possa rendere il testo di una canzone un po’ troppo “poema” e pomposo, l’inglese invece è fluido e musicale quanto basta per scriversi da solo in pratica.

RP: Ad un certo punto avete deciso di mettere i Viboras in standby. Vi siete (per la gioia di molti) ritrovati nel 2015. Cosa vi ha spinto a ricominciare a suonare insieme?

V: I Viboras ci mancavano. Mettere un progetto in standby ti lascia qualcosa in sospeso, prima o poi dovrai saldare i conti in qualche modo: siamo stati fortunati a ritrovarci tutti d’accordo nel voler ricominciare. E alla fine è stato quasi come non aver mai smesso, anzi ci siamo ritrovati senza quel carico pesante che ci stava trascinando a fondo anni prima. É stato a dir poco liberatorio! E poi dopo anni di silenzio avevamo tutte le intenzioni a ripartire a mina

RP: Il videoclip di Raise (disponibile sul canale You Tube: Viboras Channel), una ballad da urlare a squarciagola, è stato girato da Irene a Bangkok. Come mai questa scelta?

V: Irene era andata là a seguire un corso di tatuaggi: poco prima che partisse, dopo le prove con la band, stavamo pensando agli impegni e progetti che ci aspettavano e tra questi c’era l’idea di fare un video. È venuta fuori l’idea di girare dei filmati proprio a Bangkok con il cellulare, una cosa ruvida che avrebbe successivamente montato il bassista Gio. Alla fine non è venuto affatto male! Anche le parti salvate perché Irene si era scordata di filmare tutto in orizzontale hahahah

RP: Nel 2019 è uscito Skeletons in the closet, un album di cover che abbraccia generi musicali diversi. In base a cosa avete selezionato le tracce da proporre?

V: Dovevamo registrare un pezzo dei Kiss per una compilation e abbiamo pensato, visto che dobbiamo entrare in studio perché non approfittarne e fare qualche pezzo in più? Abbiamo scelto senza alcun limite stilistico un pezzo a testa e aggiunto una cover di Lita Ford che facevamo da tempo, per poi ricordarci all’ultimo che serviva avere almeno 7 pezzi  per poterli avere nella sezione “album” di spotify. E ci abbiamo ficcato dentro il classico pezzo che tutti conoscono e una versione acustica “buona la prima” di Icona Pop, facile da imparare (se la sono smazzata Irene e Giulia per fare prima). Fortuna che tutto sommato già le conoscevamo tutte, in un modo o nell’altro!

RP: Avete suonato al Bay Fest 2019 ma non era la prima volta che calcavate un palco importante. Preferite questo genere di live o vi sentite più a vostro agio nell’intimità dei locali?

V: Ci piacciono da morire entrambi, e potete immaginare perché: i locali piccoli ti danno il contatto diretto, la sensazione di complicità mentre metterci sui palchi grossi è come quando un cane passa dal parchetto ad un campo aperto! Sei una super star, hai spazio in abbondanza per non inciampare nelle aste e metri di cavi e spie per terra, hai centinaia di persone davanti. Per noi tutti i palchi sono la la realizzazione, la nostra droga

RP: Se poteste tornare indietro nel tempo, con quale artista/band vi sarebbe piaciuto poter condividere il palco?

V: Ovviamente i Clash, per tutti! Anche se all’idea di suonare prima di loro ci saremmo incartati, dita accartocciate all’indietro e voce da topolino per l’emozione di sicuro hahahah. Dopo quello potevamo anche appendere gli strumenti al chiodo!

RP: Parlando del vostro merch, dal momento che Irene è disegnatrice e tatuatrice abbiamo immaginato che vi occupaste voi della grafica. È così? Dove è possibile acquistarlo?

V: Esatto, le grafiche di album e merch passano tutte dalle sue mani tranne quelle dei social e flyer che sono quasi completamente a opera di Sal. Lei da sempre disegna, dipinge, stampa, intaglia, tatua, insomma oltre alla musica ama l’arte in generale e a una band fa sempre comodo qualcuno che si occupi del lato “artistico”.
Tutto il merch si trova ai nostri concerti, al banchetto! Ci stiamo attrezzando per la vendita online, arriverà a breve ma per ora dovete venire a trovarci o mandarci i vostri amici!

RP: Progetti nel futuro dei Viboras??

V: Parecchi per fortuna! Abbiamo da poco stampato il merch nuovo, t-shirt spillette e anche l’unica versione fisica di “Skeletons” che sarà in edizione limitata su musicassetta (una strizzata d’occhio ai nostalgici come noi); stiamo lavorando al nuovo EP di collaborazioni che si affiancherà a “Bleed”, probabilmente per unirli faremo una qualche edizione limitata magari su vinile, chissà; avevamo parecchie date che sono saltate per l’emergenza virus quindi faremo i salti mortali per recuperarle il prima possibile. Al momento stiamo filmando un video al giorno e tirando dentro al progetto tutti i musicisti/band che riusciamo per raccogliere fondi che vanno direttamente al CESVI, proprio per supportare gli ospedali in questo momento difficile, e anche per non far fermare la musica. Non usciamo ma ciò non vuol dire che siamo meno musicisti, anzi restare attivi e uniti aiuta tantissimo sia il singolo sia la scena. #musicneverstops è il nostro hashtag e la nostra volontà 

RP: Ci salutiamo lasciandovi lo spazio per aggiungere ciò che volete!

V: Ragazzi, non smettete mai di fare quello che state facendo. Voi di Radio Punk come tutti quelli che hanno una band, un progetto o lo stanno iniziando perché chiunque crede in ciò che fa riesce sempre.

See ya in the pit!

Intervista a cura di Maria Ve