Ricette agripunkine involtini di verza e specismo

Ricette agripunkine!

Ricette Agripunkine – Parte 1: ingredienti per una convergenza e per gli involtini di verza

La parola antispecismo è stata usata, manipolata, fraintesa e maltrattata negli anni dai vari filosofi, pensatori, attivisti e delatori che hanno provato a dare di volta in volta il proprio personale parere ed interpretazione.

Su due definizioni, ad esempio, non siamo d’accordo.
La prima è:
“Come abbiamo sconfitto il razzismo, come abbiamo sconfitto il sessismo, ora è tempo di sconfiggere lo specismo“.
La seconda è:
“Il razzismo è la discriminazione basata sulla differenza di razza, il sessismo è la discriminazione basata sulla differenza di genere, lo specismo è la discriminazione basata sulla differenza di specie”.

La prima non la condividiamo per ovvi motivi ossia non ci sembra affatto che il razzismo e il sessismo siano sconfitti, anzi!
La seconda invece perché:
A) non esistono le “razze”, al limite possono esistere i popoli; 
B) il sessismo discrimina ben oltre il sesso biologico assegnato; 
C) l’esistenza della specie è una catalogazione scientifica e biologica pratica che nulla ha a che fare con le prime due.

In verità quasi nulla, perché la discriminazione invece le accomuna.
Ma approfondiamo.
Su cosa si basa fondamentalmente la discriminazione sulla base della specie di appartenenza?
In primis sul principio secondo il quale la specie homo, in quanto ehm… evoluta (diciamo così tanto per capirci), avrebbe il potere e diritto di decidere chi può vivere e chi deve morire, chi può essere curato e chi invece deve essere mandato al macello.
Anche in questo ci sono delle similitudini con le discriminazioni di cui sopra solo che non è più una specie a voler prevalere, bensì sono individui di una specie che discriminano individui della propria stessa specie che, volenti o nolenti, non si conformano ai canoni imposti di “normalità” decisa da chi ha dei privilegi e in base al mantenimento di quegli stessi privilegi perché è dal mantenimento di questi che si crea il potere.
Lo specismo quindi è il voler mantenere il privilegio di “specie dominante” che ha il potere di condannare alla reclusione e al macello milioni di altri animali ogni giorno.

Per contro è anche vero che molte persone antispeciste considerano solo la questione prettamente animalista delegando ad altri movimenti quelle che vengono spesso chiamate (erroneamente) le “altre lotte” – ad esempio vedasi il “caso” dell’antispecismo debole.
Perché vengono chiamate così ossia “altre” lotte?
Perché viene considerato l’antispecismo e la lotta per la liberazione animale come lotta principale da chi la porta avanti, che non crede che le “altre” lx riguardino direttamente non facendo parte direttamente di alcune categorie discriminate.
Cosa assurda a mio avviso e spiego il perché.
Una persona umana che si interessa della lotta per la liberazione animale, non è una persona che si interessa e che fa sua la lotta degli animali per la loro libertà?
(Specifico che uso la distinzione umanx-animale per ora per arrivare poi al ragionamento completo e per facilitare la lettura).

Ricetta agripunkina degli involtini di verza


Quindi potenzialmente è questa una altrui lotta che facciamo nostra, mentre quelle che da alcunx sono considerate le “altre” lotte, sono quelle che ogni individuo della nostra specie può e deve trovarsi a sostenere visto che include la lotta a pregiudizi e discriminazioni che possono toccarci tuttx più o meno direttamente e anche se non lo fanno, comunque sono lotte che dovrebbero stimolarci empatia e solidarietà.

Questo secondo me è il fulcro del perché se da una parte l’antispecismo si occupa e preoccupa solo per gli animali, le lotte contro le discriminazioni “umane” spesso non li considerano
Ma per fortuna c’è una ricetta che funziona, sia da una parte che dall’altra così che le varie parti smettono di essere separate e si intersecano, fluiscono, convergono.
La specie non deve essere considerata una discriminante e per farlo può aiutare a risalire nella catalogazione biologica fino al “regno” che ci accomuna ed abbatte ogni differenza: animali.
Ossia, siamo tuttx animali.

Quindi, se parliamo di e con persone che rifiutano per principio ogni forma di discriminazione, non si può più ignorare che credersi superiori agli altri animali è di fatto esercitare oppressione nei confronti di sorelle e fratelli.
E non si può ignorare che in quel momento ogni lotta diventa necessaria, diventa la “nostra” e dobbiamo supportarla rimanendo al fianco di chi la combatte ogni giorno.
Anche quella per la liberazione animale.
Ora, non me la sento di far la morale a chi ha il coraggio di tirare il collo ad una gallina, ma credo che in una visione antifascista, anarchica, libertaria e paritaria, tirare il collo ad un coinquilino non è proprio l’idea che unx si fa del rispetto… nemmeno se commissioni l’atto a qualcunx altrx per poi mangiartelo.
Da un punto di vista DIY anche è scomodo… non è preferibile coltivare e/o mangiare semi, legumi, verdure e cereali piuttosto che foraggiare allevamenti e mattatoi?
Aiutando così chi vuole tornare alla campagna e senza che nessunx ci rimetta la propria libertà?
Riassumendo quindi, la ricetta per un “buon” antispecismo potrebbe essere fondamentalmente questa: considerare che siamo tuttx animalx e che ognunx di noi vuole vivere libero senza catene, gabbie e costrizioni e senza che nessunx ci tiri metaforicamente o praticamente il collo.
Ognunx di noi deve arrivare a capire questo e a lottare perchè questo venga realizzato per tuttx, nessunx esclusx.
Che si tratti di allevamento, cpr, carcere, mattatoio, ospedale psichiatrico, violenza di genere, ambiente lavorativo o familiare ostile, ogni idea e luogo di detenzione, sfruttamento, reclusione, annientamento mentale o fisico vogliamo che siano smantellati.
Per ora ci fermiamo qui.


Ma per sfatare il mito che la cucina vegan è elitaria e costosa e composta da ingredienti strani, per smantellare il capitalismo vegan che invade la GDO e contribuisce a devastare il mondo dove viviamo e per darvi qualche idea per le prossime cene tra compagnx, vi regaliamo la ricetta degli involtini di verza che abbiamo proposto al Questa è Roma (alla faccia di B…astardo che non è riuscito manco ad assaggiarli perché pretendeva di imboccare la cucina alle 3 di notte ignaro di trovarci il Bisa incarognito e maldisposto).
Ricetta per x persone.


Ingredienti: 
verze (una foglia a testa), patate (una a testa), rape rosse (2 per ogni persona), cipolle in abbondanza, olio, sale, aceto, salsa di soia, paprika, vino rosso.

Come si fanno:
Prendete delle verze belle grandi, prendete una foglia per ogni involtino (quelle più grandi contano per 2), sbollentatele un pochino in abbondante acqua salata con aggiunto un goccio di aceto (di mele se ce l’avete). 
Devono essere flosce ma non rompersi.
Tiratele fuori e stendetele delicatamente a scolare in uno scolapasta ampio.
Prendete una patata di media grandezza per ogni persona, sbucciatele, tagliate a pezzi e mettetele a cuocere in un pentolone con acqua e sale. Quando son cotte, levate l’acqua (ma non tuttatutta) e spappolatele con un forchettone dentro ad un contenitore aggiustando con olio e sale.
Prendete una rapa rossa ogni 2 persone, tagliatela a cubettini piccolipiccoli.
In una padella fatte soffriggere abbondante cipolla, a metà cottura della cipolla aggiungete i dadini di rapa rossa e fateli friggere un pò.
A metà cottura della rapa aggiungete salsa di soia, vino rosso e paprika e fate cuocere fino a quando sentite che i dadini hanno la consistenza che vi piace.
Una volta cotti, aggiungeteli alle patate, mescolate e lasciate freddare.
Poi prendete una foglia di verza, mettete una cucchiaiata di impasto sulla foglia nella parte più larga, allungandolo con le manine trasversalmente alla costola, arrotolate la foglia, mettete in una teglia.
Continuate fino a finire le foglie e l’impasto o lo spazio nella teglia.
Mettete un filo d’olio, pan grattato e ficcateli in forno 10 minuti.
Tirateli fuori e strafogatevi come non ci fosse un domani!
Sperando vi sia garbato questo articolino, vi invitiamo a porci eventuali domande e/o approfondimenti così da darci spunto per un altro pezzo e, se volete, chiedeteci pure qualche ricetta in particolare che vi piacerebbe provare!


Grazie per la sopportazione!
Stay strong, stay free.
Your struggle is our struggle.

dez / Agripunk
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