I Fiori

Intervista ai Fiori

Due chiacchiere con i Fiori, gruppo torinese

Oggi, per questa intervista, abbiamo incontrato i Fiori. Band di Torino composta da membri dei Titor, Fratelli di Soledad, Dirty Set. Quasi un anno fa è uscito il loro primo album “L’eleganza” composto da undici brani prodotto da FPM, Fiori Produzioni Musicali in collaborazione con Scatti Vorticosi Records, e da Spazio 211. Eccoci qui con Luca Pisu (basso e voce) Sandro Serra (chitarra e voce) Giuseppe Azzariti (batteria)

Radio Punk: Ciao ragazzi come state? E’ un piacere intervistarvi. Vi conoscete da tanto tempo e avete collaborato ad altri progetti in passato. Come nasce il progetto dei Fiori e dell’album L’Eleganza?

Azza: Ciao Radio Punk e grazie per l’attenzione innanzitutto! Allora, la nascita dei Fiori è avvenuta all’incirca così: dopo lo scioglimento dei Titor, band in cui militavamo Sandro ed io, ci siamo accorti che la voglia di suonare e di urlare la nostra era troppo grande per essere messa in un cassetto. Consapevoli delle difficoltà e del lavoro impegnativo, nonostante altre priorità e i tempi dello stage diving siano passati da due decadi, abbiamo deciso di partire subito formando una nuova band e scrivendo nuovo materiale da raccogliere in un album. La sfida era una song nuova a prova. Abbiamo sottoposto questa follia a Luca, amico e musicista eccezionale che fortunatamente ha accettato. Circa un anno dopo usciva l’Eleganza.
Luca: ahahahah fortunatamente… Non vedevo l’ora di suonare con loro.
Sandro: Ciao Radio Punk, come hanno già detto gli altri due, mi sono ritrovato questi due poveracci sull’uscio della
porta che volevano imparare ad eseguire un perfetto “tagliato ai capelli”, e così, dopo qualche giorno di
formazione, gli ho dato la possibilità di lavorare al mio barber shop.

RP: Ho letto da qualche parte a proposito del vostro genere una definizione curiosa: “Rock di estrazione postpunk in italiano, a metà strada tra Minneapolis e Washington DC” raccontateci qualcosa di più.

Luca: ahahahah… Certamente, i FIORI non scrivono pensando di seguire un genere piuttosto che un altro, i nostri brani sono il risultato delle nostre esperienze, musicali e personali. Facciamo Rock perché è nel nostro DNA, ma siamo anche Punk e PostPunk perché non ci preoccupa di piacere alla gente ma di comunicare liberamente e senza filtri. Facciamo musica intima.
Sandro: A Minneapolis c’erano gli Husker du, ma anche Prince. A Washigton DC c’era (e c’è ancora) la Dischord, Ian McKay, I Fugazi…a due passi da Seattle…tutta roba che ci scorre nelle vene. Non nascondiamo
le nostre influenze, e ci è piaciuta l’idea di “esporle” nella nostra bio.
Azza: come hanno già detto gli altri due, quello che conta non è solo il salame, ma anche la buccia.

RP: L’Eleganza è un lavoro completo, maturo e complesso, i testi non nascondono stati d’animo di delusione e di rottura, come Cane mangia Cane o Cose Piccolissime, ma anche gli altri velano una volontà di denuncia
di certi atteggiamenti propagandistici che contraddistinguono il mondo, oggi. Quali sono i messaggi dei Fiori? C’è un filo conduttore che attraversa un po’ tutto l’album?

Luca: “L’eleganza” non vuole dare messaggi ma piuttosto una visione. I testi, in maniera del tutto casuale, hanno un denominatore comune, rappresentato dall’individuo e la sua personale ricerca di un intimo
equilibrio come si puó intuire nel brano “IMMOBILE”, che è anche il nostro singolo… O momenti in cui si marcano dei limiti e un distacco netto come in “CANE MANGIA CANE” o “FLESSIBILE”, alternati da discussioni più intime, vedi “INTORNO” e “COME DIO”. Il nostro disco mette in primo piano la persona e la sua criticità, l’essere e non l’apparire. Per concludere, il significato del disco è di non essere succubi di una falsa tranquillità, e porsi sempre la domanda più difficile: io sono realmente ció che dó a vedere? Da qui il titolo “L’ELEGANZA”.
Sandro: nelle canzoni che scrivo mi piace pensare di poter mettere un pochino di ciò che sono e sentirmi libero di raccontare cose personali, come nel caso dei Fiori. Quindi il filo conduttore è dettato da visioni
soggettive che sulla musica diventano visioni di gruppo.
Azza: eh? Scusate, mi è arrivato un uazzap.

il significato del disco è di non essere succubi di una falsa tranquillità, e porsi sempre la domanda più difficile: io sono realmente ció che dó a vedere?

RP: Le sonorità del disco, che poi si ritrovano anche nelle vostre esibizioni live, arrivano dritte al punto! Le voci si articolano in melodie affascinanti supportate da una dimensione ritmica che ti aggancia e non ti
lascia mai. Come avete definito il sound del disco?

Azza: inizialmente dovevamo fare il Pop, poi la situazione deve esserci sfuggita di mano. Non abbiamo mai definito un sound, credo piuttosto sia avvenuto il contrario.
Luca: esattamente, il nostro suono è come la frutta selvatica, nasce e cresce dove sta bene, non studiato per piacere.
Sandro: abbiamo usato un plug-in di instagram che si chiama “defi-sound”. Una bomba, lo usa anche Fedez.

RP: Come articolate il processo creativo all’interno della band?

Azza: come per il sound, non c’è una regola. Solitamente partiamo da un idea di Sandro o Luca se non da un
brano già impostato. Poi la stesura completa e l’arrangiamento.
Luca: ognuno di noi è essenziale… siamo tutti produttori artistici!
Sandro: più o meno come il processo del lunedì.

RP: In questi mesi vi abbiamo visti su diversi palchi soprattutto nel nord Italia. Cosa è cambiato rispetto al passato, non soltanto a livello personale e di band ma soprattutto in generale rispetto al concetto di live
come momento partecipativo e di condivisione?

Azza: sicuramente si è affievolito il desiderio di live come modello di serata; il liveclub è inteso meno come punto di aggregazione, e pertanto si nota una sensibile diminuzione di pubblico in generale. Detto questo fortunatamente riscontriamo tanto entusiasmo nel pubblico che viene a vederci esibire, Il live è una festa e deve esserlo per la band e per il pubblico.
Luca: I tempi sono cambiati molto, la quotidianità è cambiata molto e con essa le priorità e il modo in cui ci si rapporta con gli altri. Il live, quando noi eravamo ragazzini, rappresentava un appuntamento che si avvicinava molto al mistico. Oggi ad essere cambiati non sono né le band né il pubblico, ma la percezione che entrambi i protagonisti hanno dei propri ruoli. Il live è il momento più intimo in cui gli artisti si denudano e si fanno guardare dallo spioncino, il palco diventa la tua cameretta dove non ti vergogni di piangere, ridere, ballare o masturbarti, il tutto con la stessa serenità…
Se restituiamo al pubblico questa percezione, il pubblico tornerà a vivere il live in maniera sana e spontanea.
Sandro: Non è di sicuro il rock al momento che riempie i piccoli e medi live club, dunque non ci aspettiamo i sold out, ma ci basta pensare che non ci scioglieremo mai, e che un giorno il rock tornerà a riempire e fare i
sold out e noi saremo pronti. Ovviamente ho appena detto una cazzata. Il rock sta facendo la fine del jazz, somiglia sempre più a una scorreggia che piace solo a chi la fa.

RP: Sul vostro sito si legge che suonare è un’esigenza viscerale e devo dire che avendo assistito ai vostri live, questa affermazione arriva senza ombra di dubbio. Attitudine punk?

Azza: Attitudine… É una parola importante. Grazie se l’hai vista su di noi.
Luca: Attitudine…è tutto. Punk, Rock, Pop, Funk sono solo etichette.
Sandro: Noi abbiamo l’Azzitudine.

RP: Come vedete oggi il panorama della musica underground in Italia e in particolare nella vostra città?

Luca: com’è sempre stato, a mio parere. I talenti, quelli veri, puzzano di sudore e hanno le occhiaie dal sonno mancato. Gli altri li ritrovi profumati e sorridenti alle 4 del mattino nei locali “in” della città. Chi ottiene dei risultati, qualsiasi risultato, in maniera trasparente e artisticamente sincera è “underground”, chi si definisce tale è al pari di chi pensa che “MOTORHEAD” sia un nuovo brand d’abbigliamento.
Sandro: Non ho mai pensato che la musica si divida tra underground e non underground. La musica si diffonde, e ci sono mezzi “industriali” e mezzi “artigianali” per diffonderla. L’underground non esiste. Guarda I CCCP: classico suono da molti definito “underground” ma da subito diffuso in ambito nazionale da canali tutt’altro che “alternative”. Oppure pensa a tutta la musica “Pop” che non viene diffusa a livello “di mercato” e infatti non se la caga nessuno…diciamo che non esiste il “panorama”, esistono gruppi che
riescono a inserirsi nel mercato, altri no. Noi no, ad esempio. Scusate, mi viene da piangere.
Azza: dai Sandro, non fare così. Tieni, fuma questa…

RP: Come vedete il panorama attuale del contesto musicale, dalla creazione, alla fruizione, alla distribuzione? E’ possibile emergere con i nuovi strumenti di fruizione?

Luca: La musica è diventata come le serie TV, ce ne sono tantissime e si rischia di perdere l’orientamento e affidarsi alla copertina o alla “più famosa”. Per il mercato musicale il discorso non cambia, siamo
bombardarti da “suoni” più che da musica, da immagini e personaggi mediatici e televisivi più che musicisti e autori. I mezzi con cui la musica puó essere ascoltata, “usata” e diffusa sono ormai fantascienza. Da una
parte una comodità ed una velocità d’immissione incredibile, dall’altro un mercato saturo in ogni suo piccolo anfratto. Gli obiettivi sono cambiati, i sogni di Rock’n’Roll esistono e fortunatamente esisteranno… chi avrà voglia di fare Musica lo farà e continuerà a farlo per il piacere di farlo, lo farà per quel bisogno viscerale di scrivere. Il traguardo a questo punto sarà già raggiunto.
Azza e Sandro: I am a patient boy…I wait I wait I wait I wait.

La musica è diventata come le serie TV, ce ne sono tantissime e si rischia di perdere l’orientamento e affidarsi alla copertina o alla “più famosa”

RP: Cosa ascoltano i Fiori? E per finire…progetti per il futuro?

Luca: I FIORI ascoltano tutto, che risposta del cazzo…. Ehehehehahah A parte i nostri gusti personali che indubbiamente hanno come bacino il rock e il punk, ascoltiamo le cose più diverse. La musica è musica, il genere musicale è una manovra commerciale per etichettare e vendere. Personalmente le ultime cose che ho ascoltato sono state “Phantom of the opera – soundtrack “, “Cage the Elephant” e l’ultimo di Ozzy Osborne… poi una moltitudine di musica dal pop, R’n’B, hip-hop al trash metal. Per il futuro non stiamo progettando, stiamo scrivendo i brani nuovi, ci stiamo divertendo a trovare nuovi arrangiamenti. Stiamo ridendo, discutendo, bevendo e fumando. Insomma ci stiamo preparando ad un nuovo capitolo.
Sandro: come dice Luca.
Azza: I Melvins e I Mispft..i mstf..i Misffitts.

Intervista a cura di Elisa